Il
nostro tour inizia con l’arrivo ad Amman utilizzando
un volo della compagnia aerea nazionale “Royal
Jordanian” con partenza da Roma Fiumicino.
Nell’aeroporto
“Queen Alia” intitolato alla ex regina,
i soliti ferrei controlli doganali: pagamento visto
d’ingresso (solo con moneta locale il “Dinaro”),
controllo passaporti e foto identificativa. La città
di sera appare viva anche perché siamo alla
fine della loro giornata festiva, il venerdì
che per i musulmani è come la nostra domenica.
La mattinata, assolata con i suoi 40° ma in
un clima secco desertico, in compagnia della nostra
guida locale Nizar, la dedichiamo
alla storia che da queste parti ha visto bizantini,
romani, turchi, crociati che, nell’ambito
di duemila anni, hanno lasciato vistosi segni. “La
Cittadella” e “l’anfiteatro”,
tra gli altri, sono quelli più tangibili.
Immancabile, poi, la visita al museo delle tradizioni
giordane e alla moschea della città –
rigorosamente in abiti appropriati e in orari a
noi consentiti, cioè lontano dai richiami
alla preghiera che il muezzin effettua 5 volte al
giorno. In questa “full immersion” cittadina,
la guida ci consente anche di accedere a luoghi
“più riservati” per meglio comprendere
la vita “politica e culturale” di questa
nazione amministrata da un libero parlamento sotto
la supervisione di un re “Abduhlla II”,
figlio del compianto Hussein di Giordania e marito
della bellissima e occidentale regina Rania. Quest’ultima,
in particolare – ci conferma Nizar - si rende
protagonista delle maggiori lotte per l’apertura
del paese a leggi a favore delle donne. La Giordania,
infatti, così come accade nel “mondo
arabo-islamico”, vive di “leggi coraniche”
che consentono il proliferarsi di una cultura prettamente
maschilista.
Dopo
qualche giorno, cambiando autista e guida Sabah,
inizia il lungo viaggio che ci porterà a
conoscere l’intero paese attraversando città,
montagne, deserti e qualche giorno di relax sul
“Mar Morto”. Prime tappe Jerash,
Kharana, “Castello di Karak”, “Monte
Nebo”. Su quest'ultimo, la documentata
permanenza di Mosè al quale fu indicata la
sottostante valle del fiume Giordano quale terra
promessa del popolo ebraico in fuga dall’Egitto
e dove lo stesso Mose fu seppellito. Un sito così
importante per la storia che è stato visitato
anche da Papa Giovanni Paolo II.
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La
Fortezza di Karak (anche detta Kerak), lungo
la via dei Re, in Giordania, è uno
dei più importanti esempi del genio
militare dei crociati. La storia
del castello di Kerak è giunta ai giorni
nostri attraverso il famoso film “Le
crociate”. Un castello immenso che è
stato oggetto di atroci battaglie tra cristiani
e musulmani per la conquista della strada
che idealmente le crociate percorrevano per
liberare Gerusalemme. Adiacente all’ingresso,
“il ristorante del castello” in
cui vale la pena fare una sosta per gustare
lo squisito “agnello cotto nello
yogurt", un elemento, quest’ultimo,
sempre presente nella dieta beduina. |
“Petra”
il sito millenario dichiarato dall’UNESCO
patrimonio dell’umanità. “Petra”
da “Roccia” – ultra celebrata
nel film “Indiana Jones e l’ultima
crociata” con Harrison Ford - è
ospitata nel paesino di “Wadi Musa”
che oramai pullula di hotel tra cui scegliamo, per
due notti, uno in stile villaggio turistico arroccato
nella valle. L’intero sito archeologico –
percorribile anche in una intera sola giornata (20
chilometri a piedi) sotto un sole che porta la temperatura
a quasi 50° - fu scoperto per puro
caso nel 1812. Da allora, per i 2 milioni di turisti
annui, il governo poco ha fatto per rendere “Petra”
più vivibile se non “sistemare”
in un apposito e civile villaggio il popolo “Bidul”
- più zingari che beduini – che sopravvivono
in questi luoghi. Ora si trovano che gestiscono
le infinite bancarelle e i bambini venditori di
souvenir nonché i trasporti del sito: asini,
muli, cavalli, cammelli e carrozze per turisti.
“Il tesoro” vero gioiello architettonico,
si raggiunge attraverso una gola e uno splendido
canyon di 2 Km che è bene iniziare a percorrere
alle 7 del mattino per attutire gli impietosi e
onnipresenti raggi infuocati del sole da cui ci
si difende solo indossando obbligatoriamente un
cappello e bevendo moltissima acqua. Unica ristorazione,
dopo aver percorso l'impegnativa strada del ritorno,
un tuffo in piscina che allevia le fatiche prima
dell’arrivo della fredda serata desertica.
E quello che appare alla fine del canyon è
un monumento eretto dai “Nabatei”
quale “tomba per il re di turno”. Il
popolo dei Nabatei, infatti, essendo cultore della
vita dopo la morte, riteneva questa vita un solo
breve passaggio e lo dimostrava costruendo migliaia
di tombe, anche monumentali, ma vivendo nelle tende
beduine. “Il tesoro”, così chiamato
perché si riteneva contenente un prezioso
tesoro nascosto dai costruttori, è mastodontico,
ma con gli interni e sottosuolo chiuso al pubblico.
Si trova sul fronte di un’ampia gola che è
il punto di partenza del cammino che attraversa
la valle dei Nabatei, in cui si trovano sia eccezionali
tombe che semplici caverne scavate nella coloratissima
roccia.
A
400 chilometri da Amman, il “deserto
rosso di Wadi Rum” ci accoglie in
tutto il suo fulgore. Lo percorriamo per l’intera
giornata a bordo di un 4x4 che ci consente velocità,
comodità e sicurezza. Esteso fino ai territori
dell’Arabia Saudita, ospita
sulle proprie dune di sabbia finissima di colore
rosso acceso, cammelli selvaggi che poi i beduini
addestrano con vera maestria. Un deserto circondato
da massicci altissimi su cui i popoli primitivi
hanno lasciato segni tangibili. Attualmente, solo
i citati beduini con le loro greggi riescono a vivere
queste lande assolate e desolate. E, proprio una
di queste famiglie ci ospita offrendoci la classica
bevanda di benvenuto il “the alla menta”.
Per queste genti, l’ospitalità è
veramente sacra fino al punto di condividere il
loro spazio in tenda con chiunque si mostri amico.
Oramai, però, sempre più beduini -
che in Giordania rappresentano una buona fetta di
popolazione - abbandonano i deserti per le più
attraenti periferie cittadine in cui montano le
loro attrezzate tende e recinti per gli animali.
E dopo aver percorso qualche migliaio di chilometri,
ecco l’atteso relax sulle rive del “Mar
Morto”. In sostanza, il Mar Morto
è un gigantesco lago con una depressione
di 416 metri sotto il livello del mare e rappresenta
il punto abitato dall’uomo più profondo
della terra. Le sue acque sono salatissime e non
permettono lo sviluppo di nessuna forma vivente.
L’acqua è così pesante che si
galleggia impedendo di immergersi e addirittura
nuotare. Inoltre, è anche un famosissimo
sito di cure terapiche dedicate alla pelle per l’accertata
efficacia dei suoi fanghi. Occasione che cogliamo
al volo, avendo il nostro meraviglioso hotel una
spiaggia privata su cui si svolgono attività
terapeutiche; quindi, dopo aver provato l’ebbrezza
di galleggiare ci tuffiamo nel fango sperando nei
benefici effetti curativi.
Passaporto:
necessario con validità residua di almeno
sei mesi al momento dell’ingresso nel Paese.
Per le eventuali modifiche relative alla validità
residua richiesta del passaporto si consiglia di
informarsi preventivamente presso l’Ambasciata
o il Consolato del Paese in Italia. Visto
d'ingresso: necessario ottenibile: presso gli uffici
diplomatico/consolari giordani presenti in Italia;
direttamente all'aeroporto di arrivo in Giordania,
dietro pagamento in valuta locale (Dinari giordani);
presso le frontiere terrestri, ad eccezione della
frontiera di King Hussein Bridge/Allenby Bridge
(frontiera più vicina ad Amman) e all’arrivo
del traghetto dall’Egitto. E’ ancora
chiusa la frontiera con la Siria.