NUOVE
BARRIERE - A partire dal primo gennaio 2021, il Regno
Unito, terminato il periodo di transizione dopo la
Brexit (che è già avvenuta, a fine gennaio
2020), perderà tutti i diritti e tutti i doveri
che aveva, come membro dell'Ue. Non beneficerà
più dell'accesso "senza ostacoli"
al mercato unico e all'unione doganale, né
farà più parte delle politiche Ue e
degli accordi internazionali siglati dall'Unione,
inclusi quelli di libero scambio con Paesi terzi.
Questo, sottolinea la Commissione, creerà "inevitabilmente"
nuove barriere al commercio di beni e servizi, barriere
che oggi "non esistono", e in entrambe le
direzioni. Anche se l'accordo "servirà
a limitare i problemi" rispetto ad una situazione
di no deal, le pubbliche amministrazioni, le imprese
e i cittadini su entrambe le sponde della Manica saranno
"inevitabilmente colpiti", avverte l'esecutivo
Ue. L'accordo
di libero scambio segue quello di ritiro, chiuso nell'ottobre
2019, che regolava i termini dell'uscita del Regno
Unito dall'Ue. All'accordo di ritiro era allegata
una dichiarazione politica, che fissava le direttrici
del negoziato sull'accordo sulla relazione futura,
che è stato poi concluso il 24 dicembre. L'applicazione
dell'accordo di ritiro, in particolare il protocollo
sull'Irlanda e l'Irlanda del Nord, è stata
messa in pericolo dall'approvazione di una legge britannica
sul mercato interno, in settembre: dopo l'avvio di
una procedura di infrazione, l'Ue e il Regno Unito
il 17 dicembre si sono accordati, con la cancellazione
da parte britannica delle parti della legge sul mercato
interno che violavano l'accordo di ritiro.
IL
COMMERCIO - L'accordo, lungo oltre 1.200 pagine, copre
diversi ambiti, anzitutto gli scambi commerciali.
Il Regno Unito è un mercato importante per
l'Ue: nel 2019 il 13% delle esportazioni verso Paesi
terzi andava Oltremanica, mentre il Regno Unito realizzava
con l'Unione circa la metà dei suoi interscambi
con l'estero. Finora,
il Regno Unito era un Paese membro dell'Ue (o era
trattato come tale negli ultimi 11 mesi) e il commercio
non incontrava ostacoli, perché il Regno faceva
parte dell'unione doganale e di un ambito omogeneo
di standard, regole, sistemi di sorveglianza e di
enforcement. Il primo gennaio 2021 il Regno Unito
lascerà l'Unione doganale, pertanto non beneficerà
più, in linea di principio, della libertà
di circolazione delle merci. Anche
con l'accordo in vigore, le imprese dovranno affrontare
"nuove barriere commerciali", cosa che "aumenterà
i costi", e quindi, presumibilmente, i prezzi
al consumatore finale e comporterà la necessità
di "aggiustamenti" nelle supply chain tra
Ue e Regno Unito, che oggi sono strettamente integrate.
Per conservare
il più possibile la relazione mutualmente benefica
che le lega, l'Ue e il Regno Unito hanno concordato
di creare un'area di libero commercio senza dazi né
quote sui prodotti, dei meccanismi di cooperazione
in campo normativo e doganale, nonché un meccanismo
che assicurerà una "concorrenza equa e
leale".
L'ECCEZIONE
NORDIRLANDESE - Le norme sul commercio non si applicano
all'Irlanda del Nord, che godrà di uno status
speciale, in base al protocollo sull'Irlanda allegato
all'accordo di ritiro, che mira a impedire il risorgere
di un confine fisico tra le due Irlande.
EVITATI
SUPERDAZI SU CARNI - Per dare un'idea di quello che
l'accordo evita, basti il fatto che, senza di esso,
prodotti come la carne di manzo, i latticini, il pollame,
il maiale, l'agnello, i cereali, lo zucchero e alcuni
alimenti lavorati avrebbero subito dazi nella misura
del 50% o più del valore, in base alle norme
della Wto. Anche
altri prodotti sarebbero stati penalizzati, come quelli
tessili, con dazi del 12%, e le calzature, del 17%.
Dazi simili avrebbero danneggiato i produttori e i
consumatori su entrambe le sponde della Manica. Ciò
nonostante, il commercio tra Ue e Regno Unito sarà,
dal primo gennaio in poi, molto diverso da com'è
oggi.
LE
'REGOLE DI ORIGINE', BARRIERA AL REBRANDING - In particolare,
varranno le regole sull'origine del prodotto, per
stabilire se ricade o meno nell'ambito delle condizioni
di favore previste dall'accordo; tutte le merci importate
dovranno essere sdoganate e dovranno rispettare tutte
le norme del Paese importatore (il che vorrà
dire molto più lavoro burocratico); tutte le
merci importate nell'Ue dovranno rispettare le norme
dell'Unione e saranno soggette a controlli sanitari,
di sicurezza eccetera. L'accordo prevede, in base
alle regole della Wto, il diritto di entrambe le parti
di applicare misure di difesa commerciale, incluso
uno speciale meccanismo di salvaguardia per proteggere
gli agricoltori da aumenti delle importazioni o crolli
dei prezzi. Le regole di origine servono a determinare
la 'nazionalità economica' del prodotto, quando
viene realizzato con componenti o ingredienti di diversa
provenienza. Le
norme mirano ad assicurare che il prodotto che beneficia
dei vantaggi dell'accordo sia o interamente realizzato
nell'area di libero scambio (Ue più Regno Unito)
oppure lavorato o processato nella stessa in misura
sufficiente, per esempio fissando un limite per il
valore dei materiali non 'autoctoni' che possono essere
utilizzati per beneficiare dell'accordo. Queste
norme assicurano che l'accordo benefici gli operatori
dell'area, impedendo che venga aggirato. Nel dettaglio,
è prevista anche una norma sul 'cumulo', che
permette ai commercianti di tenere conto non solo
dell'origine dei materiali utilizzati, ma anche della
lavorazione avvenuta nell'Ue o nel Regno Unito, in
modo da 'catturare' il valore aggiunto nell'area di
applicazione dell'accordo. Gli esportatori potranno
pertanto autocertificare l'origine delle merci, cosa
che dovrebbe facilitare le cose e ridurre gli ostacoli
burocratici.
IL
NODO DELLE DOGANE - Sono previsti meccanismi di cooperazione
tra le autorità doganali, per cercare di ridurre
il carico di lavoro amministrativo che il divorzio
inevitabilmente comporterà. E incluso nell'accordo
un protocollo per combattere le frodi sull'Iva. L'intesa
contiene anche disposizioni per rendere le cose meno
complicate nel campo delle dichiarazioni di conformità
delle merci. Ue e Regno Unito hanno anche concordato
misure specifiche per facilitare gli scambi in alcuni
settori strategici, come l'automotive, i prodotti
chimici, il vino e i prodotti biologici. Tutto
questo non riguarderà l'Irlanda del Nord dove,
in base al protocollo allegato all'accordo di ritiro,
si applicheranno alle merci in arrivo dalla Gran Bretagna
il diritto Ue, incluso il codice delle Dogane, le
leggi sulle merci, sui controlli veterinari, sui prodotti
agricoli, sull'Iva. Pertanto,
dal primo gennaio 2021 le merci che arriveranno nell'Ulster
dalla Gran Bretagna costituiranno importazioni a tutti
gli effetti. Sono previste facilitazioni, limitate
nel tempo, per i fornitori britannici di supermercati
nordirlandesi, per esempio per quanto riguarda le
carni, fresche e congelate.
CAMBIANO
LE REGOLE PER GLI ANIMALI DOMESTICI - L'accordo riguarda
anche gli animali domestici: dal primo gennaio cani,
gatti e furetti introdotti nell'Ue e in Irlanda del
Nord dovranno avere un certificato di salute animale
(senza che sia richiesto un test anticorpale per la
rabbia).
I
SERVIZI E IL 'PASSAPORTO' UE - L'intesa riguarda anche
i servizi. Dal primo gennaio, il Regno Unito non beneficerà
più della libertà di circolazione delle
persone, della libera prestazione di servizi e della
libertà di stabilimento. Pertanto
i fornitori di servizi britannici perderanno il diritto
automatico di fornire servizi nell'Ue. Per continuare
ad operare, potrebbero dover creare filiali nell'Unione.
In ogni caso, perderanno il 'passaporto' Ue, che consente
ad un'impresa autorizzata in uno Stato Ue di erogare
prestazioni in tutti gli altri Stati, alle stesse
condizioni. Ora
dovranno operare Paese per Paese, rispettando norme
nazionali che spesso variano. E' però previsto
un accordo di cooperazione nei servizi professionali
e di impresa, come i servizi di auditing, legali,
di architettura), le telecomunicazioni, le spedizioni,
servizi digitali, finanziari, ricerca e sviluppo,
trasporti e servizi ambientali. Alcuni
settori sono esclusi dalla liberalizzazione, come
i servizi pubblici, servizi di trasporto e alcuni
servizi audiovisivi. Nei servizi è prevista
la clausola della nazione più favorita, che
consente all'Ue e al Regno Unito di rivendicare per
sé qualsiasi trattamento più favorevole
concesso dall'Ue o dal Regno Unito ad un Paese terzo
su servizi e investimenti.
I
SERVIZI FINANZIARI - Per quanto riguarda i servizi
finanziari, le parti si impegnano a mantenere aperti
i rispettivi mercati agli operatori della controparte.
Ma non è incluso nell'accordo "alcun elemento"
legato all'equivalenza per i servizi finanziari. Le
decisioni di equivalenza sono atti con cui la Commissione
riconosce che il regime di regolamentazione o di vigilanza
finanziaria di alcuni Paesi terzi è equivalente
al quadro dell'Ue. L'obiettivo
è siglare un memorandum d'intesa per i servizi
finanziari entro marzo 2021. L'accordo copre anche
i servizi digitali, i diritti di proprietà
intellettuale e le indicazioni geografiche.
INDICAZIONI
GEOGRAFICHE PROTETTE SOLO IN PARTE - In quest'ultimo
ambito, molto importante per l'agroalimentare italiano,
tutte le indicazioni geografiche Ue registrate entro
la fine di dicembre 2020 saranno protette nel Regno
Unito, grazie all'accordo di ritiro. Ma
non è stato possibile concordare con il Regno
Unito alcuna garanzia per le indicazioni geografiche
che verranno registrate in futuro. Negli appalti pubblici
è previsto un grado di apertura reciproca molto
più elevato di quello richiesto dalla Wto.
L'ENERGIA
- C'è anche l'energia, dato che Ue e Regno
Unito sono molto legati su questo piano: Londra è
un importatore netto di energia e riceve il 5-10%
dell'energia elettrica che consuma dall'Ue e il 17%
del gas. Il
primo gennaio 2021 la Gran Bretagna lascerà
il mercato interno Ue dell'energia (non l'Irlanda
del Nord, che rimarrà dentro). Lascerà
l'Ets (Emissions Trading System), l'Euratom e il mercato
unico per i materiali radioattivi. L'accordo
stabilisce un quadro per la cooperazione in campo
energetico. Il Regno Unito stabilirà i propri
obiettivi nel campo della lotta al cambiamento climatico.
Tuttavia, Ue e Regno Unito concordano che l'accordo
di Parigi del 2015 costituisce un "elemento essenziale"
della loro partnership e qualsiasi violazione di questo
elemento "essenziale" da parte di un contraente
"dà all'altra parte il diritto di concludere
o di sospendere l'accordo, in tutto o in parte".
Entrambe
le parti ribadiscono l'obiettivo di arrivare alla
neutralità climatica entro il 2050.
LA
CONCORRENZA - Il cuore dell'accordo riguarda il level
playing field, cioè la tutela della concorrenza
leale nell'Ue. Viene introdotto un meccanismo che
consentirà a ciascuna parte di adottare "misure
unilaterali" per reagire "velocemente",
nel caso in cui un sussidio crei un "forte effetto
negativo" sul commercio o sugli investimenti
tra Ue e Regno Unito. La
stessa possibilità di introdurre "misure
unilaterali" è prevista in caso di "divergenze
significative" nel campo della tutela del lavoro,
sociale, del clima o dei sussidi, "ove tali divergenze
abbiano un impatto significativo sul commercio o gli
investimenti tra le parti". Questo
potrebbe accadere, per esempio, se una parte dovesse
innalzare significativamente i livelli di tutela ambientale
o dei lavoratori, cosa che comporterebbe un aumento
dei costi, cioè uno svantaggio competitivo.
Oppure nel caso in cui una parte sussidiasse le proprie
imprese, distorcendo il mercato e avvantaggiando le
proprie aziende a scapito di quelle della controparte.
I
TRASPORTI - Sono un'altra area fondamentale: ogni
anno vengono trasportati tra l'Ue e il Regno Unito
210 mln di passeggeri e 230 mln di tonnellate di merci,
per via aerea, marittima, su gomma e su ferro. Diventando
un Paese terzo e lasciando il mercato unico e l'unione
doganale, il Regno Unito ha scelto di non beneficiare
più della libertà di movimento di persone
e merci. Dal
primo gennaio 2021, per esempio, le compagnie britanniche
non saranno più considerate compagnie Ue e,
pertanto, non potranno avere gli stessi diritti di
traffico nello spazio aereo Ue. Potranno attraversare
lo spazio aereo Ue, fare scali tecnici nell'Ue, effettuare
collegamenti tra il Regno Unito e una destinazione
Ue, ma non potranno più collegare due punti
all'interno dell'Ue, né effettuare voli tra
il Regno Unito e due Stati Ue (per esempio Manchester-Monaco-Varsavia).
E neanche
potranno trasportare passeggeri, né merci,
tra il Regno Unito, un Paese Ue e un Paese terzo (per
esempio un volo Londra-Amsterdam-Bangkok). Cambierà
anche il livello di tutela dei diritti dei passeggeri,
perché il Regno Unito diverrà un Paese
terzo: i diritti previsti per i passeggeri Ue non
si applicheranno più ai voli gestiti da una
compagnia britannica tra l'Ue e il Regno Unito. Per
il trasporto su gomma, l'accordo prevede una "quota"
di accesso libero point-to-point per gli operatori
che trasportano merci su strada tra Ue e Regno Unito.
Questo significa che gli autotrasportatori britannici
potranno portare merci nell'Ue e fare ritorno, anche
senza carico. Lo
stesso vale per gli autotrasportatori Ue. Senza l'accordo,
il numero di autotrasportatori autorizzato sarebbe
stato "molto piccolo", sottolinea la Commissione.
I collegamenti via autobus tra Ue e Regno Unito potranno
continuare regolarmente.
NIENTE
VISTI PER VISITE BREVI - Non saranno però per
forza necessari i visti per ogni viaggio. L'Ue ha
già previsto per i britannici il diritto di
effettuare visite brevi, fino a 90 giorni all'interno
di un periodo di 18o giorni, senza bisogno di visto.
Il Regno
Unito ha deciso di consentire le visite di breve termine
ai cittadini Ue senza visto. Se il Regno Unito dovesse
decidere di imporre l'obbligo di visto, l'Ue farà
scattare la reciprocità.
LA PESCA
- E' stata uno dei nodi più intricati del negoziato:
ogni anno i pescherecci dell'Ue pescano per un valore
di 637 mln di euro in acque britanniche, il 12% del
totale, anche se si va da meno dell'1% per la Spagna
al 33% per la Danimarca, al 38% per l'Irlanda e al
43% per il Belgio. I pescherecci britannici prelevano
in acque dei 27 per 110 mln di euro l'anno, il 10%
del totale pescato. Il
Regno Unito esporta oltre due terzi del suo pescato
sul mercato Ue. Con l'uscita del Regno Unito dalla
politica comune di pesca, le cose cambieranno. E'
prevista un'introduzione per fasi di qualsiasi cambiamento
di quote: dopo un periodo iniziale di 5 anni e mezzo
in cui le attuali regole resteranno in vigore, ci
saranno ogni anno consultazioni per stabilire il livello
e le condizioni dell'accesso reciproco alle rispettive
zone economiche esclusive e acque territoriali.
LA
GIUSTIZIA - E' prevista una collaborazione nel campo
della giustizia penale e dell'enforcement della legge,
con un alto grado di protezione dei dati personali.
Saranno poi sviluppate cooperazioni tematiche nel
campo della sicurezza sanitaria e della sicurezza
informatica.
GB
FUORI DA ERASMUS - Per quanto riguarda i programmi
Ue, le parti si sono accordate per la partecipazione
del Regno Unito, tra l'altro, a Horizon Europe, il
programma Ue per la ricerca, e a Copernicus, il programma
di monitoraggio satellitare. Il Regno Unito non parteciperà
più al programma Erasmus.
LA
GESTIONE DELL'ACCORDO - Per quanto riguarda infine
la governance, verrà gestita da un comitato
misto, il Partnership Council, copresieduto da un
membro della Commissione Europea e da un ministro
britannico, che si incontrerà almeno una volta
l'anno. Il Council tenterà di risolvere le
controversie: se dovessero persistere, può
essere richiesta l'istituzione di una corte arbitrale
indipendente. Eventuali dispute non ricadranno dunque
sotto la giurisdizione diretta della Corte di Giustizia
dell'Ue, una delle 'linee rosse' del Regno Unito per
tutto il corso del negoziato. |