A
confermare le tesi dell'OMS interviene il
virologo Fabrizio Pregliasco: "Questo
virus ci sta spiazzando con caratteristiche
che non avevamo mai visto. Il virus
ci terrà compagnia per uno o due anni,
dobbiamo prepararci allo scenario peggiore,
quello delle pandemie del passato, con una
ulteriore ondata." Uno scenario
condiviso dall'epidemiologo Pier Luigi Lopalco:
"la frequenza delle pandemie nei prossimi
decenni probabilmente aumenterà proprio
per questa invasione da parte dell'uomo del
mondo naturale. Più l'uomo si avvicina
ai luoghi selvatici, più è probabile
che i virus che circolavano senza dare fastidio
a nessuno in ambienti selvatici passino nell'ospite
umano". Un virus sul quale ancora
si naviga nel buio circa la sua origine e
soprattutto l'inizio della Pandemia che imperversa
su tutto il pianeta. E non aiutano certo le
notizie che fanno riferimento ad un diniego
delle autorità cinesi, circa una collaborazione
con gli scienziati dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità che riceverebbero solo
rifiuti su informazioni ritenute segrete da
Pechino.
Buone
news nel campo della ricerca arrivano invece
dal virologo Roberto Burioni
che su Twitter cita la terapia al
Plasma in uso negli USA presso Houston Methodist
Hospital: "Il miglioramento
clinico dei pazienti sottoposti alla terapia
con il plasma è stato valutato sulla
base di una scala da 1 a 6. Al settimo giorno
della terapia, si legge nel report dell'ospedale
texano, 9 pazienti presentavano un miglioramento
di almeno un punto e 7 di questi sono stati
dimessi. Al quattordicesimo giorno su 19 pazienti
(il 76%) è stato riscontrato un miglioramento
di almeno un punto e 11 sono stati dimessi."
Ma
cosa è la tanto paventata "Terapia
al Plasma" che ottiene sempre
più consensi in tanti paesi del mondo.
A spiegarcelo, la Biologa molecolare
Federica Parisi: "La Plasmaterapia
si basa sull’immunoterapia passiva la
cui validità fu confermata a fine ‘800
quando si rivelò efficace contro tetano
e difterite ed in emergenza coronavirus affianca
vaccini e terapie antivirali guadagnando,
secondo l’opinione pubblica, il primato
tra le possibili cure del COVID-19 e scatenando
polemiche e disaccordi tra gli esperti del
settore.
Che cosa è e come funziona?
Si basa sulla neutralizzazione di
un agente patogeno (tossina, virus, batterio
o parassita) attraverso l’infusione
di frazioni di sangue purificate (plasma),
provenienti da persone o animali immunizzati
o in fase di convalescenza per una data infezione.
Il plasma altro non è che la parte
liquida del sangue nel quale sono sospesi:
globuli rossi (che danno al sangue il colore
rosso), globuli bianchi e piastrine, trasporta
inoltre anticorpi, proteine, ormoni ed enzimi;
può essere separato dalla sua componente
corpuscolare (globuli rossi, bianchi e piastrine)
tramite centrifugazione assumendo il tipico
colore giallastro. Un organismo a seguito
di un’infezione sviluppa una serie di
sistemi di difesa: anticorpi (per virus e
batteri), antitossine per la neutralizzazione
delle tossine (es. colera); che rimarranno
all’interno del circolo sanguigno per
un periodo più o meno lungo e possono
contribuire a ridurre un’infezione in
pazienti con patologie uguali a quelle del
donatore, attivando una risposta immunitaria
veloce.
Da quanto si apprende dalla bibliografia,
la plasmaterapia è stata già
utilizzata su Coronavirus al tempo dell’epidemia
di SARS del 2002/2003, mostrando efficacia
terapeutica, ma quando si parla di questo
approccio, si deve tenere in conto che il
quantitativo di anticorpi varia da donatore
a donatore, cosi come rimane limitato lo stoccaggio
di plasma disponibile (per il momento si parla
di donazioni volontarie) e che si possono
manifestare eventi avversi o effetti collaterali
durante questo trattamento. Al momento uno
studio cinese afferma che la plasmaterapia
abbia effetto sull’abbattimento della
carica virale e non sui sintomi e questo la
renderebbe efficace negli stadi iniziali della
malattia per bloccare il progredire dell’infezione
e non in pazienti già fortemente compromessi.
Considerando che molti ospedali hanno attivato
questo iter per la cura di COVID-19 e il ceppo
virale europeo ha mostrato differenze rispetto
a quello asiatico, bisogna sperare in risultati
incoraggianti, ma per il momento la ricerca
si deve muovere comunque su diversi fronti."