Redazione
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Le Nazioni Unite lanciano l'allarme: il micidiale virus Ebola riemerge in Congo con diversi morti
La situazione attuale e le raccomandazioni degli organi internazionali per i sospetti infetti

ROMA (Italy) - L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l'epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo "una emergenza sanitaria pubblica a livello internazionale". La dichiarazione, uno dei massimi livelli di allarme dell'organismo, è giunta al termine di una riunione di emergenza di esperti dell'Oms dopo i primi casi di Ebola individuati a Goma, città con due milioni di abitanti a ridosso del confine con il Ruanda. Secondo gli ultimi dati del ministero della Salute congolese, nel Paese vi sono stati 2.512 casi di Ebola con 1.676 morti.


Torna l'incubo Ebola in Africa e il mondo trema. Il virus che tra il 2014 e l'inizio del 2016 contagiò oltre 28 mila persone, con oltre 11 mila decessi, è ricomparso nella Repubblica democratica del Congo. La malattia da virus Ebola (Evd) è una febbre emorragica che si trasmette alle persone da animali selvatici infetti; si diffonde all'interno della comunità per contatto diretto: con gli organi, il sangue e gli altri fluidi biologici (saliva, urina o vomito) di soggetti infetti (vivi o morti). Dall'Africa l'epidemia arrivò in Ue, compresa l'Italia, e anche negli Usa, portata da chi era stato nei Paesi a rischio per motivi di lavoro. I primi contagiati furono proprio gli operatori sanitari.

Commenta Joanne Liu, presidente internazionale di Medici senza frontiere (Msf): "I segnali sono chiari: le persone continuano a morire nelle comunità, gli operatori sanitari continuano a essere contagiati e la trasmissione del virus continua. L'epidemia non è sotto controllo e abbiamo bisogno di un cambio di marcia: ma questo non dovrebbe riguardare la restrizione agli spostamenti o l'uso della coercizione sulla popolazione colpita. Le comunità e i pazienti devono essere al centro della risposta, devono essere partecipanti attivi". Msf, continua Joanne Liu, "ha sperimentato in prima persona quanto sia difficile rispondere a questa epidemia. Dobbiamo fare un bilancio di ciò che funziona e di ciò che non funziona. In un contesto in cui la ricerca e identificazione dei contatti non è completamente efficace e non tutte le persone colpite vengono raggiunte, è necessario un approccio su larga scala per la prevenzione, questo significa - conclude - un migliore accesso alla vaccinazione per la popolazione per ridurre la trasmissione".

C'è il rischio reale che l'epidemia "possa diffondersi ai Paesi vicini, per questo la comunità internazionale dovrebbe collaborare con urgenza per assicurarsi che ciò non accada - sottolinea Henrietta Fore, direttore generale Unicef - Questo significa aumentare gli investimenti nella risposta affinché i partner sul campo abbiano le risorse necessarie per curare ogni singolo caso e tracciare ogni singolo contatto. L'Ebola è instancabile, dobbiamo esserlo anche noi per fermarne la diffusione". Al 7 luglio, si erano verificati 750 contagi fra i più piccoli, pari al 31% del totale dei casi. E fra questi il 40% ha meno di 5 anni. I bambini, a loro volta, stanno contagiando le donne, che rappresentano infatti il 57% dei casi fra gli adulti. Secondo gli ultimi dati, il tasso di mortalità della malattia per i bambini con meno di 5 anni è del 77%, rispetto al 67% di tutti i gruppi di età.

Chiunque rientri da un viaggio compiuto negli ultimi 21 giorni in un’area epidemica o sia stato a contatto con un caso di Ebola negli ultimi 21 giorni, in caso di comparsa di sintomi riconducibili alla malattia (febbre superiore a 38,6 °C), deve subito contattare telefonicamente il proprio medico curante o la struttura ospedaliera più vicina. La persona che ha avuto un contatto con un caso di Ebola deve comunicarlo immediatamente al proprio medico curante o alla propria Asl per la profilassi adeguata. La diagnosi e il trattamento precoci aumentano la sopravvivenza.

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L'annuncio dell'Oms: "L'epidemia di Ebola è finita" ma resta attiva la necessaria componente umanitaria
L'epidemia ha provocato la morte di oltre 11.300 persone e ne ha infettate oltre 28.500

ROMA (Italy) - L'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la fine dell'epidemia di Ebola in Africa occidentale. L'Oms annuncia infatti che anche la Liberia - dopo la Sierra Leone e la Guinea - è virus-free e che "tutte le catene di trasmissione sono state fermate" nei 3 Paesi colpiti.

La Liberia era già stata dichiarata Ebola-free a maggio del 2015, ma il virus da allora ha colpito altre 2 volte e l'ultima riacutizzazione si è osservata nel mese di novembre. L'annuncio dell'Oms arriva 42 giorni dopo che l'ultimo paziente confermato nel Paese è risultato negativo alla malattia per 2 volte. Per la prima volta dall'inizio dell'epidemia tutti e 3 i Paesi più colpiti dal virus - Guinea, Liberia e Sierra Leone - hanno avuto zero casi negli ultimi 42 giorni. La Sierra Leone è stata dichiarata Ebola-free il 7 novembre e la Guinea il 29 dicembre, ricorda l'ente delle Nazioni Unite.


Per l'Oms, tuttavia, il lavoro non è finito. Sono infatti previste altre fasi acute e i sistemi di sorveglianza saranno fondamentali nei mesi a venire. "L'Oms elogia la Liberia per l'efficace risposta alla recente emergenza di Ebola - afferma Alex Gasasira, rappresentante dell'agenzia nel Paese africano - La rapida cessazione della fase acuta è la dimostrazione concreta della forte capacità del governo di gestire l'epidemia. L'Oms continuerà a supportare la Liberia nello sforzo per prevenire, localizzare e rispondere ai casi sospetti". "Rilevare e rompere ogni catena di trasmissione è stato un grande successo - dichiara Margaret Chan, direttore generale dell'Oms - E' stato necessario molto impegno da parte delle autorità nazionali, di operatori sanitari eroici, della società civile, delle organizzazioni locali e internazionali e di partner generosi. Ma il nostro lavoro non è finito ed è necessario continuare a vigilare per evitare nuovi focolai".

Nei 3 Paesi africani rimane alto il rischio di riacutizzazione del virus, come è successo recentemente proprio in Liberia con infezioni che non facevano parte del focolaio originale. Sono probabilmente il risultato della persistenza del virus nei sopravvissuti, anche dopo il recupero. I dati dimostrano infatti che il virus sparisce con relativa velocità da chi l'ha contratto, ma può rimanere per un anno nel seme di un piccolo numero di maschi e, in rari casi, può essere trasmesso al partner.

"Ci troviamo in un momento critico nell'epidemia di Ebola, perché ci stiamo muovendo dalla gestione di casi e pazienti a quella del rischio residuo di nuove infezioni - avverte Bruce Aylward, rappresentante speciale Oms per la risposta a Ebola - Il rischio di reintroduzione dell'infezione sta diminuendo perché il virus sparisce a poco a poco dalla popolazione sopravvissuta, ma prevediamo ulteriori focolai e dobbiamo essere preparati. E' in corso uno sforzo enorme per assicurare la prevenzione, la sorveglianza e la capacità di risposta in tutti e 3 i Paesi entro la fine di marzo".

L'Oms e i partner stanno lavorando con i Governi di Guinea, Liberia e Sierra Leone per accertarsi che i sopravvissuti abbiano accesso alle cure mediche e psicologiche e agli screening per il persistere del virus, così come al counselling e a servizi per aiutarli a reintegrarsi nella vita familiare e della comunità, riducendo lo stigma e minimizzando il rischio di trasmissione del virus. L'epidemia di Ebola ha provocato la morte di oltre 11.300 persone e ne ha infettate oltre 28.500.


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L’Organizzazione Mondiale della Sanita' e il Programma Alimentare Mondiale
uniscono le forze per arrivare a zero nuovi casi Ebola
Una sinergia che già consente di tenere sotto controllo un vasto territorio africano colpito dal virus

ROMA (Italy) - L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) iniziano insieme una nuova partnership nei paesi colpiti da Ebola, Guinea, Liberia e Sierra Leone. L’accordo unisce la capacità logistica del WFP con l’expertise nella sanità pubblica dell’OMS per cercare di portare a zero casi l’attuale epidemia di Ebola in Africa Occidentale. La piattaforma stabilisce inoltre un’infrastruttura di allerta e di risposta in caso di future crisi.

Più di 7.000 persone da più di 150 paesi lavorano per l’OMS in 150 uffici OMS dislocati in paesi, aree e territori, in sei uffici regionali, nel suo Global Service Centre in Malesia e presso il suo quartier generale a Ginevra, in Svizzera. Il WFP è la più grande agenzia umanitaria impegnata nella lotta contro la fame nel mondo. Ogni anno, il Word Food Proframme assiste circa 80 milioni di persone in 75 paesi.


“Questa partnership potenzia le capacità di entrambe le agenzie di raggiungere, monitorare e rispondere ai bisogni delle persone colpite dal virus Ebola”, ha detto Margaret Chan, Direttrice Generale dell’OMS. “Ci aiuta a mettere in campo e mantenere l’expertise dei team tecnici nella prevenzione e nel controllo dell’infezione, nell’epidemiologia e nel tracciamento dei contatti, consentendo così agli operatori sanitari sul campo di fare al meglio il proprio lavoro. La partnership è anche un’opportunità per saperne di più in futuro, a beneficio delle nostre capacità di lanciare operazioni congiunte per le emergenze su larga scala”.

“Nel corso degli ultimi sette mesi, le partnership sono state cruciali nel combattere questa devastante epidemia. Il WFP ha lavorato con i propri partner per rispondere ai bisogni essenziali delle comunità – assicurandosi che il cibo raggiunga ogni area colpita dal virus Ebola. Il nostro supporto logistico all’OMS e alla comunità umanitaria nel suo complesso ha permesso alle persone colpite di ricevere le cure urgenti e il sostegno di cui hanno bisogno”, ha detto la Direttrice Esecutiva del WFP Ertharin Cousin. “Stiamo facendo progressi, e ciononostante dobbiamo rimanere vigili. La crisi Ebola non finirà finché non identificheremo, raggiungeremo e cureremo con successo tutti i casi fino all’ultimo. Nel riconoscere questo obiettivo, la partnership OMS-WFP, una forza tecnica e operativa congiunta, continuerà a fornire l’aiuto necessario per arrivare a zero casi.

Adottando un approccio operativo congiunto, le due agenzie hanno concordato di mettere insieme le loro competenze in più di 60 distretti e prefetture prioritari in Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre paesi più colpiti da Ebola. Oggi, il numero del personale OMS che lavora nelle comunità per l’emergenza Ebola in Africa Occidentale è il più alto da quanto l’epidemia è cominciata. Oltre 700 persone sono attualmente in servizio nei paesi colpiti da Ebola. Nei distretti in cui il contagio da Ebola è in corso, il WFP fa in modo che gli ispettori dell’OMS abbiano le risorse necessarie – attrezzature per computer, telefoni e regolare connessione internet - per condividere le informazioni cruciali per tracciare e fermare il virus.

Il WFP, inoltre, gestisce la flotta di veicoli 4x4 incaricati di trasportare antropologi sociali ed epidemiologi dell’OMS nei villaggi isolati, per continare a conquistarsi la fiducia delle comunità per identificare e seguire i contatti dei pazienti che hanno contratto il virus Ebola finché ogni caso non sarà risolto. La partnership risponde alla direttiva della Sessione Speciale del Consiglio Direttivo dell’OMS su Ebola, con il fine di sviluppare nuovi modi di rafforzare le operazioni di emergenza in ambito sanitario e fornire un modello di collaborazione per la risposta a future emergenze sul fronte della sanità.
(Redazione)

L’OMS è l’autorità di direzione e coordinazione per la sanità all’interno del Sistema delle Nazioni Unite. Ha compiti di guida sulle questioni della sanità a livello globale, di formazione dell’agenda sulla ricerca in ambito sanitario, di definizione di norme e standard, di articolazione delle opzioni di policy basate sull’evidenza empirica, di fornitura di assistenza tecnica ai paesi e di monitoraggio e valutazione dei trend in ambito sanitario. Più di 7.000 persone da più di 150 paesi lavorano per l’Organizzazione in 150 uffici OMS dislocati in paesi, aree e territori, in sei uffici regionali, nel suo Global Service Centre in Malesia e presso il suo quartier generale a Ginevra, in Svizzera.

Il WFP è la più grande agenzia umanitaria impegnata nella lotta contro la fame nel mondo, fornendo assistenza alimentare nelle emergenze e lavorando con le comunità per migliorare la nutrizione e costruire la resilienza. Ogni anno, il WFP assiste circa 80 milioni di persone in 75 paesi. Circa 11.500 persone lavorano per l’organizzazione, la maggior parte delle quali in aree remote, servendo direttamente i poveri e gli affamati. Il suo quartier generale si trova a Roma, in Italia.


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Ebola, Ban Ki-moon: “Siamo ad un punto di svolta”. Aiuti non-stop per le zone di crisi
Complessivamente, il virus ha già ucciso almeno 7.533 persone in tutto il mondo
L'impegno del Wfp senza sosta. Anche a Natale un volo umanitario dall'Italia per la Guinea

ROMA (Italy) - Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha fatto visita ai paesi colpiti dal Virus Ebola in Africa occidentale ed ha assicurato “il sostegno della comunita’ internazionale per arginare le vittime epidemiche e il disastro, e ricostruire i servizi sanitari, al fine di evitare di nuovo focolai”. “Restiamo al fianco della Sierra Leone” ha detto il segretario in una conferenza stampa congiunta con il presidente Ernest Bai Koroma.

Le parole di speranza del massimo esponente Onu si concretizzano anche a Natale con l'invio da parte del Wfp di un aereo cargo MD11 con a bordo 60 tonnellate di materiali - per un costo di circa 500mila dollari - utili alla gestione logistica delle basi allestite dagli uomini targati World Food Programme. L'attività è originata dalla base Wfp-Unhrd di Brindisi che è a capo di un Network mondiale sempre pronto all'immediata risposta in caso di crisi.


Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha fatto visita ai paesi colpiti dal Virus Ebola in Africa occidentale ed ha assicurato “il sostegno della comunita’ internazionale per arginare le vittime epidemiche e il disastro, e ricostruire i servizi sanitari, al fine di evitare di nuovo focolai”.
“Restiamo al fianco della Sierra Leone” ha detto il segretario in una conferenza stampa congiunta con il presidente Ernest Bai Koroma. “Siamo ad un punto di svolta dei nostri sforzi”, ha aggiunto Koroma, sottolineando l’importanza di avere partner internazionali ma anche il sostegno della popolazione. Ha poi aggiunto: “Abbiamo bisogno di fare ritornare i bambini a scuola, a coltivare i campi e recuperare l’attivita’ del mercato. E oltre a fermare Ebola, abbiamo bisogno di costruire sistemi sanitari e le altre infrastrutture che impedira’ qualcosa di simile accada di nuovo in futuro“.

Il numero di morti provocati dall’epidemia di febbre emorragica Ebolain Africa occidentale è aumentato a 7.518 su un totale di 19.340 casi registrati nei tre Paesi più colpiti. Lo indica l’ultimo bilancio pubblicato dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Dal 20 dicembre, data della pubblicazione del precedente bilancio dell’Oms, il numero dei morti è aumentato di 145 casi e quello dei contagi di 309. Complessivamente, il virus ha già ucciso almeno 7.533 persone in tutto il mondo.

Brindisi - Air base Wfp-Unhrd - Una tiepida giornata pre natalizia ha accolto sulla pista della base aerea di Brindisi il mega cargo MD11 che nella stessa giornata decollerà alla volta della Guinea. A bordo le 60 tonnellate di materiali che gli uomini della Base di Pronto Intervento Umanitario (Unhrd) hanno stivato con cura e che saranno utilizzate dai colleghi del Wfp nelle zone di "Ebola crisis". A gestire l'intensa ma ordinata programmazione del materiale, uno staff d'eccellenza che ha fatto della "gestione delle emergenze" lo scopo principe della propria professionalità. Significative le parole di Athalye Mayo responsabile di questo intervento: "Tutto è curato nei dettagli affinchè le zone in crisi ricevano la massima assistenza nella logistica e non solo. La 'pancia' dell'airliner, contiene, infatti, generatori elettrici, kit abitativi e prefabbricati per costruire sempre più ospedali da campo." Al decollo il Nordic Global sparirà dagli orizzonti dei cieli italiani per portare un Natale di speranza sul suolo africano. (Giorgio Esposito)

Wfp News - And the World Food Programme (WFP) said today that it is launching together with the China Foundation for Poverty Alleviation a public fundraising campaign with Tencent, which it described as one of the world’s largest internet companies, to raise funds to fight Ebola. Funds raised from the campaign will go towards WFP’s emergency operations to meet basic food and nutrition needs of affected families and communities in the three countries worst impacted by Ebola –Sierra Leone, Liberia and Guinea. Since the Ebola outbreak began earlier this year, WFP said it has provided food assistance to more than 2 million people and has supported the medical response through logistical services for the entire humanitarian community, including air transport of people and goods.


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Ebola, approda in Italia. Il primo contagiato è a Roma ricoverato all’ospedale Spallanzani
Il medico "infettivologo" si è contagiato in Sierra Leone dove svolgeva volontariato per "Emergency"

ROMA (Italy) - Viene curato con un farmaco sperimentale all'Ospedale Spallanzani di Roma, il medico siciliano di Emergency contagiato da Ebola in Sierra Leone. Il paziente, il primo italiano ad essere stato contagiato, ha 39 di febbre ma non è disidratato e secondo i medici ''presenta condizioni stabili. E' vigile e collaborante''. L'equipe medica che si occupa di lui "ha iniziato un trattamento antivirale specifico con farmaco non registrato, autorizzato con ordinanza dall'Aifa.

Il medico italiano, che fa parte di Emergency e si trovava in Sierra Leone dallo scorso 28 settembre, è risultato positivo ai test per il virus dell’ebola. A seguito della notizia, l’unità di crisi della Farnesina e l’Aeronautica militare sono state immediatamente attivate per coordinare le attività operative e organizzare il trasferimento del paziente nel nostro Paese.


Non è stato possibile ricostruire come è avvenuto il contagio in Sierra Leone del nostro medico, ha chiarito la presidente di Emergency, Cecilia Strada. "Abbiamo deciso per una questione di privacy di non fornire informazioni sul medico. Possiamo dire che ha 50 anni è un infettivologo ed ha già lavorato con Emergency. Era la sua prima missione in Sierra Leone dove era giunto il 28 settembre". Da parte sua, Emergency assicura che tutto lo staff del Centro in Sierra Leone segue una formazione specifica sui protocolli di protezione per evitare il contagio e la diffusione del virus. Tuttavia, precisa la Ong, nessun intervento sanitario in un’epidemia così grave può essere considerato completamente privo di rischi, anche considerando che in Sierra Leone la situazione è drammatica e l’epidemia continua a espandersi con oltre 100 nuovi casi al giorno.

L’arrivo del paziente in Italia è avvenuto questa notte e sono state predisposte tutte le misure affinché il trasporto e il ricovero del paziente avvenessero in massima sicurezza, permettendo quindi di iniziare al più presto i trattamenti clinici. La tempestività di accesso ai trattamenti, infatti, si è già dimostrata un fattore rilevante per aumentare le probabilità di sopravvivenza dall’infezione. Al momento comunque il medico è in buone condizioni di salute, ora non ha la febbre (ma secondo alcune fonti l’ha avuta, e per questo è stato sottoposto ai test) ed è in grado di bere e mangiare in autonomia.
Per ora Emergency ha confermato il caso di contagio ma, per ragioni di privacy, non ha diffuso il nome o altre informazioni relative al medico malato. L’epidemiologo Gianni Rezza ha dichiarato che l’ospedale Spallanzani di Roma è attrezzato per gestire la situazione, e che di conseguenza non ci dovrebbero essere rischi per la comunità. Nel frattempo l’epidemia in Sierra Leone sta continuando a espandersi con più di un centinaio di nuovi casi al giorno, e nel Paese oggi ci sarebbero almeno 5mila persone malate. (Redazione)


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Ebola: Mapping the outbreak. Continuano i voli umanitari del Wfp per contrastare l'epidemia
Dalla base Wfp-Unhrd di Brindisi un Boeing 747 carico di aiuti logistici per la Liberia

ROMA (Italy) - L'epidemia di Ebola imperversa dall'inizio dell'anno e ha già contagiato circa 14.413 persone e causato 5177 morti, secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma dietro questi tristi numeri c'è fortunatamente anche una nota positiva. Di pari passo, infatti, vanno avanti le attività umanitarie d'aiuto alle popolazioni colpite che portano gli uomini targati Wfp a concretizzare sempre più gli sforzi sia nei siti africani che in quelli occidentali.

E proprio oggi, dalla base pugliese di Brindisi, decolla l'ennesimo "Air Cargo" destinazione Monrovia con a bordo un prezioso carico di aiuti logistici. Più di 600mila dollari spesi dall'organizzazione delle Nazioni Unite per acquistare prefabbricati, generatori, bagni chimici, accumulatori e quant'altro serva per completare le strutture di accoglienza dei soccorsi in terra d'Africa. Per ogni volo organizzato, l'intera struttura dell'Unhrd pugliese dedica anima e corpo alle attività che solo alla fine vedranno finalmente il Boeing 747 spiccare il volo dalla pista 13-31 della base militare di Brindisi con rotta sulla Liberia.


Dall’inizio dell’operazione di risposta all’emergenza Ebola, sono 829 le tonnellate di beni trasportate dal network di Basi di Pronto Intervento Umanitario (Brindisi, Dubai, Las Palmas ed Accra) per conto della comunità umanitaria. In particolare i beni sono stati trasportati per conto, oltre che del WFP, di Irish Aid, OMS, UNHCR, Croce Rossa svizzera e dell’Agenzia per la Cooperazione internazionale giapponese (JICA). Dalla Base di Brindisi sono già partiti carichi di beni umanitari del WFP per i tre paesi colpiti dal virus Ebola: per la Liberia il 15 ottobre, per la Guinea il 4 e l'11 novembre e per la Sierra Leone il 5 novembre. E, in proposito, sono significative le parole di Stefano Peveri Manager della base Wfp-Unhrd di Brindisi: “L'impegno principale del Programma Alimentare Mondiale è quello di costituire le infrastrutture logistiche per garantire l'approvvigionamento di tutto il materiale medico e non che verrà destinato alle cliniche e ai centri di trattamento dell'ebola. In più il Pam sta costruendo, su richiesta dei governi alcune di queste cliniche; in Liberia ne sono state costruite 3, in Guinea ne stiamo costruendo 3 e recentemente il Governo ce ne ha chieste altre 2.


The Ebola outbreak in West Africa was first reported in March 2014, and has rapidly become the deadliest occurrence of the disease since its discovery in 1976. In fact, the current epidemic sweeping across the region has now killed more than all other known Ebola outbreaks combined. Up to 11 November, 5,177 people had been reported as having died from the disease in six countries; Liberia, Guinea, Sierra Leone, Nigeria, the United States and Mali. The total number of reported cases is in excess of 14,000. The World Health Organization (WHO) admits the figures are underestimates given the difficulty collecting the data and warns there could be as many as 20,000 cases by the end of November if efforts to tackle the outbreak are not stepped up. Ebola deaths in West Africa 5,177 - 2,812 Liberia - 1,187 Sierra Leone - 1,166 Guinea - 8 Nigeria. Gueckedou is a major regional trading centre and, by the end of March, Ebola had crossed the border into Liberia and it was confirmed in Sierra Leone in May. In June, MSF described the Ebola outbreak as out of control. Nigeria had its first case of the disease in July and in the same month two leading doctors died from Ebola in Liberia and Sierra Leone. Senegal reported its first case of Ebola on 29 August. A young man from Guinea had travelled to Senegal despite having been infected with the virus, officials said.


L'Oms suona l'allarme contro il virus dell'ebola. L'Organizzazione Mondiale della sanita' e' convinta che l'ebola, il micidiale virus che ha gia' seminato oltre mille vittime in quattro paesi dell'Africa occidentale, sia un evento straordinario e un rischio per la salute pubblica anche di altri Paesi e che necessita di una risposta coordinata. E' la peggiore epidemia registrata negli ultimi 40 anni, ha detto il 'numero uno' dell'organizzazione, Margaret Chan. Ecco perche' l'Oms chiede alla comunita' internazionale che aiuti urgentemente i Paesi colpiti, che evidentemente "da soli non hanno la capacita' per affrontare un'epidemia di questa entita' e questa complessita'". L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha anche auspicato che il numero di persone contagiate dall’Ebola “cali in modo consistente” a inizio 2015 e ha cercato di accelerare la realizzazione di esami per diagnosi precoci. “Stiamo preparando il futuro riflettendo dove saremo tra i quattro e i sei mesi quando il numero di contagi saranno, si spera, in netto calo, e noi dovremo trattare gli ultimi casi”, ha affermato all’Onu a Ginevra il dottor Oierre Formenty dell’Oms. Proseguendo gli sforzi internazionali sul terreno, l’Organizzazione dell’Onu spera che il virus che ha già provocato 5.200 morti nel mondo, possa essere contenuto nei primi mesi del prossimo anno. (Giorgio Esposito)

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Ebola crisis: Worst-hit African nations get key supplies. United Nations very emercency
Vital supplies and resources to tackle Ebola are beginning to arrive in the three
worst-hit West African countries, Ghana's President John Mahama has said

ROMA (Italy) - Mr Mahama, who heads the regional bloc Ecowas, also told the BBC that treatment centres were being set up in Guinea, Liberia and Sierra Leone. But he called for proper co-ordination between agencies to avoid duplication. The outbreak has killed more than 4,500 people, almost all of them in those three countries. An estimated 70% of those infected have died. Meanwhile, Nigeria was declared free of Ebola after six weeks with no new cases, the World Health Organization said on Monday.

Last week, Senegal was declared virus-free. In other developments: The United Nations said one of its workers in Sierra Leone had died from the disease, becoming the third UN victim.


US health officials said 43 people closely monitored after coming into contact with Ebola victim Thomas Eric Duncan had been given the all-clear after 21 days. Stricter guidelines have been issued for protecting US healthcare workers. The Spanish government said a nurse who became the first person to contract Ebola outside West Africa had now tested negative for the virus. Liberian President Ellen Johnson Sirleaf's son, physician James Adama Sirleaf, has decided to stay in the US, saying he could do more for his country there than at home, the Wall Street Journal reports.

Will Ross in Nigeria spoke to a doctor about how to treat the early stages. "Vehicles, motorcycles and other means of transport are going in there. There's more protective clothing being provided," he said. "But there's no need for us to duplicate each other and have more treatment centres when we do not have volunteers and health workers to treat the people in the treatment centres. "It must be a balance of things, closing all the gaps that exist and make sure that optimally the resources are going towards containing the disease," the Ghanaian president added.

Mr Mahama said he had convened an Ecowas summit in November to co-ordinate the international response. He said other West African nations needed to learn lessons from Nigeria. 'Good idea' Meanwhile, European Union foreign ministers met in Luxembourg to discuss how to strengthen their response to Ebola. Speaking on the sidelines, French Foreign Minister Laurent Fabius said he expected the meeting to appoint a co-ordinator to galvanise the EU's response to the epidemic. "My colleagues are unanimous in saying that this idea of a European co-ordinator for the fight against Ebola is a good idea," he said.

In fact, the current epidemic sweeping across the region has now killed more than all other known Ebola outbreaks combined. Up to 14 October, 4,555 people had been reported as having died from the disease in five countries; Liberia, Guinea, Sierra Leone, Nigeria and the United States. The total number of reported cases is in excess of 9,216. The World Health Organisation (WHO) admits the figures are underestimates and warns there could be as many as 20,000 cases by November if efforts to tackle the outbreak are not stepped up.

In August, the United Nations health agency declared an "international public health emergency", saying that a co-ordinated response was essential to halt the spread of the virus. However, WHO director general Margaret Chan said in September that the "number of patients is moving far faster than the capacity to manage them". Despite attempts to deploy more health workers and open new Ebola treatment centres in the worst-affected countries, the WHO said that there was still a significant lack of beds in Sierra Leone and Liberia, with more than 3,000 needed. (Redazione)


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Ebola, la pandemia del secolo. Conoscere l'infezione per combatterla meglio
Cosa è, come si trasmette, i sintomi, le cure e i centri specializzati in Italia

ROMA (Italy) - Dal primo focolaio da cui prese il nome nel 1976 in Congo, Ebola ha sterminato interi villaggi. Le stesse Nazioni Unite hanno definito la situazione attuale "emergenza di proporzioni mai viste". Un allarme rosso che dall'Africa occidentale si è allargato al mondo, chiamando autorità sanitarie, organizzazioni umanitarie e istituzioni globali a "una corsa contro il tempo". Ma cos'è e come nasce l'infezione da ebola? Come si trasmette, come distinguere i sintomi e come si sta difendendo l'Italia?

Da ieri è stato scongiurato il pericolo di infezione che aveva colto un membro dello staff del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) rientrato in Italia dalla Nuovo Guinea. Gli esami approfonditi hanno dato esito negativo. Il membro del WFP era passato attraverso due controlli aeroportuali in due paesi, ed era stato dichiarato idoneo a viaggiare prima di lasciare la Guinea.


Che cosa è l'ebola - Ebola è un'infezione virale descritta per la prima volta a metà anni '70 del secolo scorso. Quelle in corso sono 2 epidemie autonome, una partita dalla Guinea e l'altra dalla Sierra Leone, causate da 2 ebolavirus differenti. Sotto accusa la massiccia deforestazione che ha interessato le zone epicentro dell'epidemia. Il serbatoio virale è infatti rappresentato da animali selvatici e in particolare dai pipistrelli della foresta, che non potendo più contare sul loro habitat hanno invaso i centri abitati causando un'esplosione epidemica improvvisa mai verificatasi prima. L'infezione viaggia al ritmo di diverse centinaia di casi a settimana. La mortalità media è intorno al 50%, con punte del 90% in alcuni villaggi.

Come si trasmette il virus - Per la trasmissione del virus ebola bastano banalissimi contatti con liquidi biologici infetti: sangue, sudore, urine, feci e sperma, nel quale è stata dimostrata la presenza attiva del virus fino ad almeno 7 settimane dopo la guarigione. E' sufficiente avere pochi millimetri di cute scoperta e toccarsi con una mano entrata in contatto con un liquido del malato. In linea teorica non è esclusa una futura trasmissione per via aerea: Quando un virus permane per molto tempo in una popolazione, il microrganismo può subire mutazioni infinite e imprevedibili.

Quali sono i sintomi dell'ebola - La difficoltà principale, specie nella valutazione di persone provenienti dalle zone colpite dell'Africa resta la diagnosi differenziale poiché i primi segni dell'ebola sono simili a quelli di malattie endemiche in quelle aree come la malaria, la Dengue o il virus Marburg, quest'ultimo parente stretto di ebola. La premessa necessaria per parlare di caso sospetto è che nei 21 giorni precedenti ai sintomi il paziente sia stato nei Paesi colpiti o abbia avuto contatti con qualcuno che ci vive. Febbre alta (oltre i 38,5°C), mal di testa, astenia, nausea, vomito e diarrea sono i primi campanelli d'allarme. Dopo di che l'evoluzione dipende dalle difese individuali e dalla carica virale: può verificarsi già dopo i primi 2 giorni fino a oltre le prime 3 settimane, con la possibile comparsa di emorragie diffuse in tutto il corpo.

Quali sono le terapie - Quando insorgono i sintomi emorragici la possibilità di salvare il paziente è molto bassa. La battaglia contro l'ebola si gioca all'inizio, nelle prime ore con una diagnosi corretta e tempestiva e con un trattamento a base di idratazione ed eventuali trasfusioni. I mezzi oggi sono pochi e le terapie allo studio tutte ancora sperimentali, puntualizza.

Come è organizzata la frontiera anti-ebola in Italia - L'Italia ha 2 centri di riferimento nazionali: l'Istituto Spallanzani a Roma e l'ospedale Sacco a Milano. Se al pronto soccorso di qualunque ospedale arriva una persona con sintomi sospetti l'ospedale lo ferma e chiama l'infettivologo di uno dei 2 centri di riferimento, reperibile h24, che analizza la storia del paziente. Se si tratta effettivamente di un caso sospetto, viene inviato un campione da analizzare ai centri di riferimento. Noi lo esaminiamo al massimo livello di protezione (livello 4). La prima risposta viene data entro 3 ore e la conferma entro 12.

Cosa succede se in Italia un paziente risulta positivo - Il paziente positivo al virus Ebola deve essere portato immediatamente in uno dei 2 centri di riferimento. In base alla distanza dell'ospedale in cui si trova, viene trasferito a bordo di un'ambulanza di autocontenimento, attrezzata per ospitare malati altamente contagiosi, o di un mezzo dell'Aeronautica militare che dispone dell'aereo più quotato e qualificato in Europa per il trasporto e la terapia del paziente. Una volta in ospedale, tutto avviene all'interno di 2 aree bunker, entrambe a livello di sicurezza 4: "Da un lato le stanze di isolamento nel Reparto di malattie infettive, dall'altro la zona del Laboratorio deputata al trattamento di tutti i campioni del malato. Chiunque lavori in queste aree, sia a contatto con il paziente che con il suo materiale biologico, adotta identiche precauzioni: scafandri che proteggono tutto il corpo e respirazione artificiale" simile a quella dei sub in immersione. Tute anti-contagio dentro le quali un tecnico può restare anche 3 o 4 ore. Trenta minuti per vestirsi, 20 per spogliarsi. Il minimo errore può costare la vita.
(Redazione)

Sicurezza sanitaria per gli operatori umanitari - Prima di lasciare qualsiasi dei Paesi colpiti dal virus Ebola, il personale del Programma alimentare mondiale viene sottoposto ad una valutazione medica condotta dal personale medico delle Nazioni Unite e, se passata, riceve un certificato in cui si afferma che si è in grado di viaggiare. Il Wfp precisa anche che, allo stesso modo, prima che il personale del Pam parta per Guinea, Sierra Leone o Liberia viene sottoposto ad una valutazione medica, che, una volta superata, gli consentirà di potere partire. Le agenzie Onu a Roma sono regolarmente in contatto con l'Organizzazione Mondiale della Sanità ed in stretto contatto con le autorità italiane per evitare la diffusione del virus. Attualmente, sono 40 i membri dello staff del Wfp partiti da Roma per i tre Paesi africani maggiormente colpiti dall'epidemia.


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Ebola, le Nazioni Unite si mobilitano. Il Wfp invia aiuti umanitari dalla base italiana (Unhrd) di Brindisi
Il prezioso carico permetterà la realizzazione di strutture sanitarie di emergenza

ROMA (Italy) - La base di Pronto Intervento delle Nazioni Unite (UNHRD) di Brindisi, gestita dal WFP, continua a fornire supporto alle operazioni in terra d'Africa per contrastare la diffusione della pandemia Ebola. Il WFP sta fornendo supporto logistico senza precedenti per aiutare i servizi medici di cura e prevenzione del diffondersi del virus. Un prezioso carico d'aiuti (60 tonnellate di materiali del costo di 500mila dollari) parte a bordo di un capiente MD11 alla volta della capitale liberiana.

A Monrovia, gli ingegneri di campo del WFP stanno organizzando 4 centri di trattamento ebola con capienza di 400 posti letto e il materiale che docolla dalla base pugliese, serve appunto per completare e rendere la struttura operativa.


Il cargo MD11 targato Nordic Global è atterrato sulla pista della base aerea di Brindisi pronto ad accogliere, nella sua enorme stiva, gli aiuti umanitari che il team operativo della base di pronto intervento brindisina - coordinato dal manager Stefano Peveri - ha predisposto già da qualche giorno. Materiali necessari alla realizzazione di strutture d'accoglienza sanitarie per degenti e personale medico: prefabbricati, generatori elettrici, abbigliamento vario etc.

Un carico di ben 60 tonnellate con un costo che supera i 500mila dollari che domani, alle prime luci dell'alba, prenderà "il volo" per il territorio africano che oramai tutto il pianeta classifica come "red zone" ossia "terra inviolabile". Una zona in cui oramai si contano quasi 5mila morti e decine di migliaia di infetti.

Fino ad oggi, il Programma Alimentare delle Nazioni Unite (Wfp) ha fornito assitenza alimentare a piu' di 430.000 persone colpite dal virus Ebola in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Come supporto alla risposta congiunta della Missione Onu per la Risposta all'Emergenza Ebola (UNMEER), il Pam sta ampliando il supporto a tutta la comunita' umanitaria. Distribuzioni di cibo sono in corso in tutti e tre i paesi, sia nelle zone urbane che rurali, con visite a domicilio, famiglia per famiglia. Altro cibo è in arrivo. Presto una nave imbarcherà 7.000 tonnellate di riso da trasportare a Monrovia e a Freetown. Il Servizio Aereo Umanitario delle Nazioni Unite (UNHAS), gestito dal WFP, ha aperto un nuovo corridoio aereo tra Dakar, Accra, Freetown, Monrovia e Conakry per facilitare un rapido dispiegamento dello staff umanitario. UNHAS opera tra i paesi colpiti e ha già trasportato 497 passeggeri e 6,6 tonnellate di attrezzatura leggera per 25 organizzazioni (NGO,ONU, donatori, parters governativi e media), usando due velivoli e un elicottero.

Sicurezza sanitaria per gli operatori - Prima di lasciare qualsiasi dei tre Paesi colpiti dal virus Ebola, il personale del Programma alimentare mondiale viene sottoposto ad una valutazione medica condotta dal personale medico delle Nazioni Unite e, se passata, riceve un certificato in cui si afferma che si è in grado di viaggiare. Il Wfp precisa anche che, allo stesso modo, prima che il personale del Pam parta per Guinea, Sierra Leone o Liberia viene sottoposto ad una valutazione medica, che, una volta superata, gli consentirà di potere partire. Le agenzie Onu a Roma sono regolarmente in contatto con l'Organizzazione Mondiale della Sanità ed in stretto contatto con le autorità italiane per evitare la diffusione del virus. Attualmente, sono 40 i membri dello staff del Wfp partiti da Roma per i tre Paesi africani maggiormente colpiti dall'epidemia.

Il WFP sta fornendo supporto logistico senza precedenti per aiutare i servizi medici di cura e prevenzione del diffondersi del virus. A Monrovia, capitale della Liberia, gli ingegneri di campo del WFP stanno organizzando 4 centri di trattamento ebola con una capienza di 400 letti. ll WFP sta anche aiutando a quantificare l’impatto della crisi sanitaria sulla sicurezza alimentare delle famiglie attraverso una tecnica innovativa chiamata “mVAM”, usando cellulari per questionari che normalmente vengono completati direttamente dalle persone. In Sierra Leone, la raccolta dati via SMS è stata completata su un campione di 800 famiglie. In Guinea e Liberia, il WFP sta preparando una raccolta dati attraverso risposte di voci automatizzate. (Giorgio Esposito)

WFP riceverà circa 18,7 milioni di dollari dalla Banca Mondiale. Il contributo prevede sovvenzioni specifiche ai governi di Guinea (7,1 milioni dollari), Sierra Leone (6 milioni di dollari) e Liberia (5,6 milioni di dollari). Separatamente, il Fondo internazionale delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) delle Nazioni Unite ha promesso 3 milioni di dollari per aiutare il WFP per rispondere ai bisogni alimentari e nutrizionali nelle comunità rurali in tutti i paesi colpiti. Insieme, questi due contributi, rafforzano notevolmente la capacità del WFP di lavorare nelle nazioni colpite da ebola in un momento in cui una maggiore azione umanitaria mondiale è fortemente richiesta. “Il Programma Alimentare Mondiale accoglie con favore questa risposta tempestiva da parte di Banca Mondiale e IFAD". Afferma il Direttore Esecutivo del WFP Ertharin Cousin a Roma.

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Ebola sbarca in Europa. Primi casi a Madrid. Colpite infermiere che curavano paziente infetto
L'Italia resta esposta per l'arrivo incontrollato dei migranti africani che andrebbero messi in quarantena
Il ministro italiano Lorenzin cambia opinione e sancisce che "la situazione è estremamante grave"

ROMA (Italy) - Primo caso di contagio da Ebola in Europa. I risultati dei test iniziali hanno confermato il contagio per un'infermiera spagnola che curò il missionario Manuel Garcia Viejo, morto il 25 settembre scorso a Madrid dopo aver contratto la malattia in Sierra Leone. La donna, ricoverata in un ospedale di Alcorcon, alla periferia di Madrid, è stata sottoposta a una seconda serie di analisi per avere conferma della diagnosi.

L'Italia resta esposta dall'arrivo dei migranti. Il ministro della Salute Lorenzin: la situazione europea è estremamente grave ed "è necessario un intervento rapido e coordinato nei paesi interessati per impedire che l'epidemia possa viaggiare diffondendosi ulteriormente.


Ebola colpisce alla cieca, e l’Europa si prepara a ogni evenienza. Il codice rosso è scattato negli aeroporti di Parigi, Bruxelles, Madrid, Francoforte e Lisbona, ovvero i principali scali dei voli provenienti dal continente nero. I controlli sono diventati obbligatori dopo il drammatico episodio parigino di tre giorni fa. Un volo della Air France, proveniente dalla Guinea, è stato bloccato per due ore all’aeroporto Roissy Charles-de-Gaulle, nel timore che a bordo ci fosse un passeggero con il virus dell’Ebola. Il volo proveniva da Conakry. L’equipaggio si è allarmato quando ha constatato lo stato dei servizi igienici (imbrattati di sangue). I 187 passeggeri e gli 11 membri dell’equipaggio del 727 sono stati sottoposti a controlli sanitari, con la verifica della temperatura, e i test si sono rivelati negativi.

L'infermiera malata di Ebola - La donna malata di Ebola ha 44 anni ed è un'infermiera del Carlo III. Trasferita nello stesso ospedale, dove sono stati assistiti i due missionari spagnoli rimpatriati dalla Sierra Leone e poi morti, l'infermiera è stata messa in isolamento. Suo marito intanto è stato messo in quarantena. Gli altri tre casi sospetti sono quindi il marito dell'infermiera, una seconda infermiera sempre in servizio al Carlo III e un uomo arrivato con un volo dalla Nigeria. Lista dei possibili contagiati La direttrice della Salute pubblica Mercedes Vinuesa ha detto al Parlamento che le autorità stanno compilando una lista delle altre persone che potrebbero essere entrate in contatto con la donna affetta dal virus, in modo che possano essere monitorate. Il ministero della sanità sta cercando di individuare le "fonti del contagio" del'infermiera di 44 anni di Madrid, il primo in Europa. Per ora gli aeroporti collegati direttamente all'africa sono sotto stretto controllo sanitario.

L'Ue chiede chiarimenti - Intanto il governo di Madrid dovrà spiegare alla Commissione Ue che cosa non ha funzionato nella prevenzione del virus e se sono stati rispettati tutti i protocolli previsti. Entro oggi, la Spagna fornirà un primo chiarimento sullo svolgimento dei fatti. Al momento - spiega il portavoce Ue, Frédéric Vincent - è importante per noi acquisire tutte le informazioni dalla Spagna e capire come è potuto accadere il contagio, il primo in Europa, e qual è ora la situazione, visto che quest'ospedale madrileno, come tutte le strutture sanitarie, rispettano i protocolli di sicurezza. Ci aspettiamo entro oggi le prime informazioni da Madrid".

La denuncia di Obama - Gli Stati Uniti hanno inviato 4mila soldati in Africa occidentale per costruire infrastrutture necessarie per la lotta contro l'epidemia. E' giallo sul vaccino italiano Diventa un giallo la presunta decisione dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) di "adottare" il vaccino italiano contro l'Ebola, attendendone subito 10mila dosi. La notizia, diffusa dalle agenzie di stampa e pubblicata dai media, come rivelato dal periodico Wired è stata smentita da alcuni dei protagonisti del caso: il ricercatore che ha 'creato' il vaccino e la GlaksoSmithKline (Gsk), la multinazionale del farmaco che un anno fa, per la somma di 250 milioni di euro, ha rilevato la Okairos, nei cui laboratori di Napoli e Pomezia il vaccino è nato. (Redazione)


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The Ebola Crisis: What You Need to Know - Il virus ha varcato i confini africani, paura in occidente
More than 7,000 people in Guinea, Liberia, Nigeria, Senegal and Sierra Leone have contracted Ebola
since March, according to the World Health Organization, making this the biggest outbreak on record

ROMA (Italy) - President Obama announced Sept. 16 an expansion of military and medical resources to combat the outbreak. He said that the United States would help Liberia in the construction of as many as 17 Ebola treatment centers in the region, with about 1,700 beds, and will also open a joint command operation to coordinate the international effort to combat the disease. The American response will include the deployment of some 3,000 American military personnel, including doctors, to Liberia and Senegal.

With more than 5,000 confirmed cases, the world is facing the largest Ebola outbreak on record, and limiting the spread and mitigating the fatalities is a top priority. The Ebola virus has spread rapidly through West Africa over the past nine months — particularly threatening Guinea, Sierra Leone and Liberia.


Food will play a crucial role in containing this outbreak. For those infected by the virus, good nutrition offers their immune systems a better chance at fighting off the virus. But quarantines have cut off entire communities from access to markets and agricultural production has been interrupted as farmers flee to safer areas. The World Food Programme has stepped up to help keep communities thriving and surviving.

Ebola is spread only through direct contact with human or animal bodily fluids. The virus' average fatality rate is 50 percent but can be as high as 90 percent. The World Health Organization (WHO) estimates that the outbreak will last for another nine to 10 months, and the United Nations estimates it will cost $1 billion to contain the outbreak. Ebola is now one of the WFP's five highest-level emergencies. This is the first time in the organization's history to face so many major crises at the same time. WFP is helping lead logistical humanitarian efforts for the outbreak, facilitating the delivery of supplies like masks, gloves and protective gear and flying in vital staff for WHO and other relief organizations.

Over the past four months, WFP has distributed food to over 40,000 people in afflicted areas and plans to reach 350,000 during the next three months. 67,000 people in Liberian quarantined communities have received rations from WFP since July. This number is planned to increase to 449,000 people as more communities must be quarantined to contain the outbreak. In Sierra Leone, WFP plans to reach 400,000 people over the next three months in addition to those they have already supported in every province of the country.

Officials on Tuesday said they were confident that standard procedures for controlling an infection can contain Ebola in the United States. The C.D.C. is sending experts to Texas to trace anyone who may have come in contact with the patient while he was sick with symptoms. Doctors across the country are being reminded to ask for the travel history of anybody who comes in with a fever. Patients who have been to West Africa are being screened and tested if there seems to be a chance they have been exposed. It helps that Ebola does not spread nearly as easily as Hollywood movies about contagious diseases might suggest. In 2008, a patient who had contracted Marburg – a virus much like Ebola – in Uganda was treated at a hospital in the United States and could have exposed more than 200 people to the disease before anyone would have known what she had. Yet no one became sick.

More than 7,000 people in Guinea, Liberia, Nigeria, Senegal and Sierra Leone have contracted Ebola since March, according to the World Health Organization, making this the biggest outbreak on record. More than 3,300 people have died. In the first case diagnosed in the United States, a man who traveled from Liberia to Dallas tested positive for the virus on Sept. 30. The disease continues to spread in Guinea, Liberia and Sierra Leone. The C.D.C. said Tuesday that Nigeria appears to have contained its outbreak. The Centers for Disease Control and Prevention said on Sept. 23 that in a worst-case scenario, cases could reach 1.4 million in four months. The centers' model is based on data from August and includes cases in Liberia and Sierra Leone, but not Guinea (where counts have been unreliable). Estimates are in line with those made by other groups like the World Health Organization, though the C.D.C. has projected further into the future and offered ranges that account for underreporting of cases.

In some parts of West Africa, there is a belief that simply saying “Ebola” aloud makes the disease appear. Such beliefs have created major obstacles for physicians trying to combat the outbreak. Some people have even blamed physicians for the spread of the virus, opting to turn to witch doctors for treatment instead. Their skepticism is not without a grain of truth: In past outbreaks, hospital staff members who did not take thorough precautions became unwitting travel agents for the virus. (Redazione)


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Ebola, allarme Oms: Infettati 300 operatori sanitari, la metà è morta. I medici scappano
Emergency: peggio della guerra. Sierra Leone in quarantena e isolata dal mondo

ROMA (Italy) - Gli Stati Uniti e l’Onu scendono sul piede di guerra contro il virus dell’ebola. A Washinghton il presidente Barack Obama ha promesso di guidare l’intervento mettendo in campo per l’Africa Occidentale lo stesso tipo di aiuto che spedì nell’isola di Haiti dopo il terremoto del 2010. Tremila soldati americani e centinaia di ingegneri militari, accompagnati da decine di specialisti che si aggiungeranno ai 100 già in zona, avranno il compito di costruire 17 ospedali mobili dove addestrare 500 medici e infermieri a settimana.

Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone e Congo i paesi colpiti mentre per l'Onu saranno 20mila i casi di Ebola prima della fine dell'anno. Una situazione disastrosa che si teme possa ampliarsi a dismisura superando i fragili confini occidentali.


Gli Stati Uniti invieranno 3mila militari in Africa occidentale per combattere l'epidemia dell'ebola. Il presidente Barack Obama ha dato l'annuncio ufficiale durante la visita agli Us Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) ad Atlanta, "uno dei gioielli nella lotta contro la malattia" secondo il presidente. L'invio dei soldati fa parte di un piano americano da 500 milioni di dollari contro il virus che secondo il presidente è ormai fuori controllo. Il piano includerà la costruzione di nuovi impianti ditrattamento e di isolamento, la formazione di operatori sanitari, il supporto del trasporto dei malati e un piano di sensibilizzazione. La nuova risposta degli Stati Uniti è arrivata nello stesso giorno in cui l'Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che il numero di casi di ebola in Africa occidentale potrebbe aumentare raddoppiando ogni tre settimane e che i costi del contenimento del virus sono saliti a quasi un miliardo di dollari da quando è stato individuato, lo scorso marzo.

Adesso la punta di diamante delle operazioni sarà di nuovo affidata ai militari, per la precisione al “Comando Africa”, che aprirà un centro di coordinamento degli interventi internazionali a Monrovia, capitale della Liberia. Il Paese africano, che fu creato nell’Ottocento per dare una patria agli schiavil liberati, ha chiesto aiuto direttamente a Washington la scorsa settimana. Ma i soccorsi saranno indirizzati a tutti i paesi finora colpiti, e quindi anche alla Guinea, Sierra Leone, Nigeria, Senegal. E saranno condotti in sincronia sia con l’Onu sia con varie organizzazioni non governative, come Medici Senza Frontiere e la Croce Rossa. (Redazione)

Why Ebola is so dangerous. The Ebola outbreak in West Africa is the world's deadliest to date and the World Health Organization has declared an international health emergency as more than 2,100 people have died of the virus in Guinea, Liberia, Sierra Leone and Nigeria this year. The disease infects humans through close contact with infected animals, including chimpanzees, fruit bats and forest antelope. It then spreads between humans by direct contact with infected blood, bodily fluids or organs, or indirectly through contact with contaminated environments. Even funerals of Ebola victims can be a risk, if mourners have direct contact with the body of the deceased. Ebola outbreaks occur primarily in remote villages in Central and West Africa, near tropical rainforests, says the WHO. It was first discovered in the Democratic Republic of Congo in 1976 since when it has mostly affected countries further east, such as Uganda and Sudan. Bushmeat - from animals such as bats, antelopes, porcupines and monkeys - is a prized delicacy in much of West Africa but can also be a source of Ebola.


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Ebola, allarme Onu: rischio nuova fiammata. Il virus arriva in Congo. Ricoverata un'italiana
In Turchia un’italiana di 23 anni è stata ricoverata a Istanbul con sintomi simili a quelli di Ebola

ROMA (Italy) - Non solo i malati aumentano, ma si allarga il bacino dell’epidemia: dopo Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone ora si aggiunge il Congo, dove 13 persone sono morte dall’11 agosto nella zona di nordest.

Grande allarme e preoccupazione si sta diffondendo a causa del virus Ebola e dell’epidemia in corso in Africa. Al momento nessun caso in Italia, ma la nota diffusa dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dove si dichiara che va ricordato che l’Italia non dispone di collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti dal virus ha lasciato basito il deputato pugliese Emanuele Scagliusi (M5S). Il parlamentare della Commissione Esteri ha depositato un’interrogazione per richiedere maggiori lumi sulla vicenda.


Il dottor David Nabarro, coordinatore dell’Onu per l’emergenza Ebola, sa che ciò che sta accadendo in Africa Occidentale potrebbe essere solo l’inizio di una devastante epidemia e non lo nasconde. Da due giorni è in Liberia, tappa iniziale del giro di ricognizione nei Paesi dove Ebola sta falcidiando la popolazione, e il suo primo rapporto è allarmante: "Sono determinato a garantire che ogni elemento del nostro apparato sia la suo livello ottimale per poter affrontare una fiammata, se necessario". Insomma, secondo l’esperto delle Nazioni unite bisogna prepararsi al peggio. L’Oms aggiorna il suo tragico bollettino: tra il 19 e il 20 agosto sono 142 i nuovi casi e 77 i morti, il totale dei decessi sale a 1.427.

Il virus Ebola, denominato “ceppo Zaire”, ha fatto già centinaia di morti in Guinea e una decina in Liberia, con casi denunciati e sospetti in Ghana, Sierra Leone, Senegal e Mali. Durante un’epidemia le persone a più alto rischio di infezione sono operatori sanitari, familiari o altre persone a stretto contatto con persone infette. Per questo, la febbre emorragica, continua a mietere vittime. Il virus Ebola sta allarmandol’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in quanto in questa occasione si è passati da una mortalità di sette su dieci colpiti dal virus a nove su dieci. Secondo l’OMS il bollettino,ad oggi, conta quasi mille morti.

Nessuna traccia, intanto, dei pazienti ammalati di Ebola e fuggiti dalla clinica in Kenya dove erano stati posti in regime di quarantena e si sta prendendo in considerazione l’ipotesi di isolare l’area, e cioè di prendere un provvedimento che riguarderebbe ben 75.000 persone del West Point. Quindi l’Ebola oltre a problemi di emergenza sanitaria ha iniziato a destare problemi di ordine pubblico nelle zone colpite dal contagio, dove purtroppo regna ignoranza e superstizione che ostacolano un sereno fronteggiare di una situazione così drammatica e pericolosa.

Il 17 agosto scorso un commando di uomini armati, al grido “Ebola non esiste”, ha assaltato la clinica dove i ventinove uomini erano ricoverati, abbattendo le porte e saccheggiando tutto ciò che si ritrovavano davanti e rubato quanto potevano, così come ha raccontato Rebecca Wesseh, capo di un sindacato dei dipendenti della sanità e che è stata inerme spettatrice di questo discutibile atto. Altri testimoni hanno affermato che gli assalitori, tutti giovani ed armati di mazze e bastoni, urlavano che in Liberia il virus dell’ebola non esiste e che accusavano il Presidente Ellen Johnson Sirleaf di voler guadagnare approfittando dell’emergenza. Quindi urlavano con rabbia anche slogan contro il Presidente.

Anche il Kenya, per fronteggiare il pericolo di contagio, ha chiuso, già da due giorni, ancor prima quindi del saccheggio alla clinica, le frontiere ai viaggiatori provenienti da Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre paesi maggiormente colpiti dal virus, anche se qualche caso si è registrato anche in Nigeria. L’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha, inoltre affermato che la gente non si fida dei Centri Sanitari e perciò evita di andarci e ”si va diffondendo un clima di paura generalizzata e la paura non porta mai a nulla di buono!”. (Federica Pignataro)


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Ebola, Lassa fever and the bush meat connection
Ebola epidemics have penchant to spread through direct contact. An infected person potentially
infects the relatives and members of the immediate family

ROMA (Italy) - Nearly 40 years after first striking fear with a painful, grotesque set of symptoms, the Ebola virus has now killed at least 88 people in the West African countries of Guinea and Liberia. And the worry is: It could get a lot worse. It is a terrifying virus, highly infectious, quick to kill, with no vaccine and no cure. Doctors in Guinea are dealing with the most aggressive strain. Only one out of ten victims survives.

Michel Van Herp, an epidemiologist for the aid group, Doctors Without Borders, said that they were facing an epidemic on an unprecedented scale -- not in numbers of victims, but because the cases are so spread out in Guinea and across its borders. The only way to stop Ebola is to find and isolate everyone who has come into contact with it. The virus, which causes vomiting, diarrhea, bleeding and eventually organ failure, spreads through contact with body fluids. Doctors Without Borders is setting up quarantine clinics, but they're battling against a suspicious and scared public. People are so afraid, one man said, they've stopped shaking hands.


"Stop eating bush meat!" Anyaa Vohiri, Executive Director of Liberia's Environmental Protection Agency, EPA, warned on the heels of the outbreak of the deadly Ebola Hemorrhagic fever in the West African country.

An Air France flight from Guinea to Paris was quarantined on Friday after a passenger was sick in the bathroom. No one was infected with Ebola. The 1995 movie Outbreak showed an Ebola-like virus spreading through a fictional California town, while the real virus killed off nearly an entire village in the Democratic Republic of Congo. "You have a lot of people who have recovered from civil war and are living in war-ravaged areas with very poor infrastructures," said Laurie Garrett, a senior fellow for global health with the Council on Foreign Relations. "Well as soon as word goes out of quarantine, you have people start trying to escape and get away from the clutches of authorities." Guinea is trying to cope with the threat by banning bushmeat from bats, monkeys and apes, a possible source of Ebola, and educating the public on how to stay alive.

Ebola can be found in remote caves in bat feces and can be spread to surrounding animal populations that dine on the bats. Both the animals and the bats can be carriers and show no sign of sickness. Ebola is ever adapting and since it kills so fast, the hosts die most of the time before medicine will help. The best cure is prevention. Don't hunt in or near caves. Don't eat mammals that eat bats. If you do go in a cave wear protective eye gear and clothing. Try not to step in or touch places where feces are accumulating. If you do, wash with alcohol or bleach. Hunters should live a quarantined lifestyle and police each other for any signs of sickness. You can't go on a witch hunt and kill bats we need them to help pollinate flowers and spread seeds of the fruit trees. You can't kill the monkeys or apes either. Quarantine and blood testing of bush meat might be a solution if people were trained correctly. Possible breeding of bats might be a solution. Another might be to develop a bat vaccine or medicine that can be used at the ground zero level. Put the medicine in caves, the bats drink it and ward off the disease somewhat until it loses strength in the colony. (Redazione)


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Il virus letale Ebola fa paura. In Africa si contano migliaia di contagiati
Per "Medici senza frontiere" è una epidemia senza precedenti. Grave anche un medico americano di 33 anni Negli Stati Uniti l’allerta sale al livello 2. Il governo inglese: il virus è una minaccia globale

ROMA (Italy) - A fronte del propagarsi dell'epidemia della febbre emorragica in Africa occidentale, la Commissione europea ha stanziato oggi altri due milioni di euro di aiuti oltre agli 1,9 milioni già destinati. I fondi allocati saranno ditribuiti tramite l'Organizzazione Mondiale della sanità, Medici senza frontiere, la Croce Rossa e la Mezzaluna rossa. E' di almeno 1.201 casi accertati e 672 decessi il bilancio globale delle vittime dell'epidemia di Ebola scoppiata all'inizio dell'anno in Guinea e poi estesasi Liberia, Sierra Leone e in Nigeria.

Oggi il direttore delle operazioni di Medici senza frontiere, Bart Janssens, in un'intervista rilasciata a Libre Belgique ha lanciato nuovamente l'allarme. "Se la situazione non migliora abbastanza rapidamente, c'è il rischio reale di vedere nuovi Paesi colpiti. Questa epidemia è senza precedenti, assolutamente fuori controllo e la situazione non fa che peggiorare, per cui si sta nuovamente estendendo, soprattutto in Liberia e Sierra Leone, con focolai molto importanti".


Per le stesse cause, è morto Sheik Umar Khan, il medico che dirigeva il centro clinico per le cure contro la devastante malattia a Kenema, nella Sierra Leone. Salutato come eroe nazionale, 39 anni, aveva intrapreso una guerra durissima contro l’epidemia che ha ucciso 672 persone in Africa occidentale, secondo l’ultimo bollettino dell’Oms pubblicato il 27 luglio. Un altro medico sta lottando tra la vita e la morte: l’americano Kent Brantly, 33 anni, direttore medico nel centro di gestione per l’Ebola dell’ospedale Elwa di Monrovia in Liberia. Le sue condizioni peggiorano: soffre di febbri alte, mal di testa, dolori addominali ed è in isolamento in un centro a poca distanza dall’ospedale dove a partire da ottobre lui stesso ha trattato i pazienti colpiti da Ebola.

L'epidemia di Ebola che sta colpendo l'Africa occidentale "e' la piu' grave di sempre". Un esperto della Commissione Ue aggiunge inoltre che sono in aumento i casi nelle capitali dei paesi colpiti. L'esperto ha sottolineato che "al momento i medici non hanno risposte" per contrastare l'epidemia, diffusa soprattutto in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Inoltre "ci sono sempre piu' casi nelle capitali dei paesi colpiti recentemente - aggiunge l'esperto - e quindi stanno crescendo i rischi che la malattia possa attraversare i confini" con pazienti affetti in partenza da aeroporti internazionali. L'esperto precisa comunque che l'Europa ha un sistema di allerta che finora ha dimostrato di funzionare. "C'e' stato un caso segnalato a Valencia in Spagna, che poi si e' rivelato un falso allarme, ma che ha provato la rapidita' di reazione europea," ha aggiunto l'esperto. La malattia si trasmette soprattutto verso coloro che portano cure alle persone affette dal virus, spiegano gli esperti. La Commissione Ue ha stanziato oggi altri 2 milioni di euro per contrastare l'epidemia in Africa Occidentale, in aggiunta ai 1,9 milioni stanziati in precedenza

Il virus dell'ebola "e' una minaccia per il Regno Unito", ha detto alla Bbc il ministro degli esteri britannico Philip Hammond, annunciando che nelle prossime ore l'esecutivo di David Cameron terra' un Cobra meeting - riunioni interministeriali in caso di questioni di urgente priorita' - proprio sulla minaccia globale che, nelle ultime ore, viene sempre piu' prospettata. Intanto i tabloid, Daily Mail in testa, riportano come ieri un uomo, arrivato all'aeroporto di Birmingham e proveniente dalla Nigeria via Parigi, sia stato sottoposto ai test nell'ospedale della citta' inglese, in quanto presentava alcuni sintomi riconducibili alla pericolosa malattia, tutte analisi comunque poi risultate negative. Nel mentre, nel Regno Unito, paese che ha molti legami con l'Africa occidentale, soprattutto con la Nigeria dove gia' e' stato registrato un primo caso di Ebola, un'agenzia del ministero della Salute ha gia' diramato un'allerta nazionale per tutti i medici del paese, nel timore che il virus - letale anche fino al 90% dei casi - possa arrivare e diffondersi. Parlando con la Bbc, il ministro Hammond ha anche detto come il premier Cameron venga informato "continuamente" sugli sviluppi della vicenda. Al momento, nessun britannico all'estero e' risultato infetto, il Foreign Office ha comunque annunciato un monitoraggio dei cittadini del Regno Unito residenti in Africa occidentale. (Redazione)


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Ebola, l'epidemia in Africa è fuori controllo
Gli esperti alla ricerca di investimenti. Richieste di controlli severi prima che invada l'occidente

ROMA (Italy) - Da marzo a oggi l’epidemia di Ebola in Africa occidentale ha colpito 567 persone, causandone la morte di 350 in Sierra Leone, Liberia e Guinea. Numeri che hanno spinto Bart Janssens, direttore delle operazioni per Medici senza frontiere, ad affermare che l’epidemia è fuori controllo, essendo presente con 60 diversi focolai nei tre paesi.

Mentre continua la raccolta fondi da parte di Msf, l’Oms ha pianificato un incontro con i ministri della salute per pianificare l’invio di esperti e nuove risorse per combattere l’emergenza. Che potrà dirsi conclusa solo quando non verranno riportati nuovi casi di infezione per 42 giorni di fila (due volte il periodo massimo di incubazione). Per ebola non esiste ancora ad oggi un vaccino, e gli unici trattamenti disponibili si limitano al contenimento dei sintomi (febbre, debolezza, dolori muscolari, mal di testa e gola, rush, vomito, diarrea, e, in alcuni casi, emorragie interne ed esterne).


La febbre emorragica (che aveva richiamato in Africa anche i ricercatori italiani, impegnati nelle attività di supporto diagnostiche) si sta diffondendo soprattutto a causa della vicinanza delle zone colpite con la giungla, dove il virus è stato inizialmente identificato, come Conakry, la capitale della Guinea, dove si contano circa 2 milioni di abitanti, riferisce la Cnn. Il periodo di incubazione della malattia – che varia da due giorni a tre settimane – complica la situazione, rendendo impossibile rintracciare i nuovi casi quando i sintomi non si sono ancora manifestati. La malattia si trasmette tra uomo e uomo attraverso contatto con fluidi corporei, come sangue e secrezioni di persone infette, anche defunte.

Per ebola non esiste ancora ad oggi un vaccino, e gli unici trattamenti disponibili si limitano al contenimento dei sintomi (febbre, debolezza, dolori muscolari, mal di testa e gola, rush, vomito, diarrea, e, in alcuni casi, emorragie interne ed esterne). Medici senza frontiere dallo scorso marzo, quando è scoppiata l’epidemia, ha già spedito 300 medici, insieme a tonnellate di attrezzature e materiali per combattere l’emergenza. Ma ora non può fare di più, come racconta Jansssens, ammettendo di non poter inviare altro personale nelle zone colpite. Saverio Bellizzi, epidemiologo di Msf, da poco rientrato dalla Guinea, dichiara in questo video: “In alcune zone del paese siamo riusciti a contenere l’epidemia, ma in altre abbiamo ancora un tasso di mortalità dell’80%. Una cosa è sicura: l’epidemia andrà ancora avanti per alcuni mesi. Per questo chiediamo l’aiuto di tutti per aiutarci a portare avanti questa sfida”. (Redazione)

An outbreak of viral hemorrhagic fever has erupted in the West African country of Guinea claiming the lives of 500 people, and leaving others gravely ill, was said to be caused by the Ebola virus. As the death toll continues to climb, officials with the World Health Organization (WHO) fear the outbreak may have spread to nearby Sierra Leone, where one fatality has been reported thus far.

Ebola is a severe and often fatal disease that affects and kills up to 90 percent of humans infected with the virus. All together, there are five different types of the Ebola virus, with four of them reported to have the capability of causing disease in humans. The Ebola virus is passed to humans through close contact with animals that are carrying the virus such as fruit bats, monkeys, gorillas, and chimpanzees.

Once humans are infected with Ebola, they become highly contagious and pass the virus on to others who come in close contact with them either by exposure to objects that have been contaminated with the infected persons blood or bodily fluids or direct contact with the infected person’s blood or bodily fluids.

The incubation period for Ebola viral hemorrhagic fever is typically one week, during which time, the infected person will suffer from an array of symptoms such as fever, chills, back pain, vomiting, and diarrhea. As the virus progresses, those infected will experience a rash over their entire body, swelling of the eyes and genital area, bleeding from the mouth, nose, eyes, ears, and rectum, followed by shock, coma, and death in many cases.


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Epidemia africana di Ebola, In Italia sotto osservazione clinica 40 migranti
Con l’intensificarsi degli sbarchi, cresce la paura: ecco come difendersi dall’infezione

ROMA (Italy) - Il virus Ebola sta creando una vera e propria emergenza in Guinea. I morti sono già tantissimi, secondo quanto denunciato all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) si parlerebbe di quasi 200 casi (197 per l’esattezza, tra cui 122 decessi). In queste ultime settimane quindi anche il ministero della Salute italiano sta seguendo la vicenda, in modo tale da arginare il rischio di un’evoluzione dell’epidemia al di fuori del continente africano.

Anche se il nuovo allarme riguardante l’immigrazione, che ha portato negli ultimi due giorni oltre 4500 clandestini in Sicilia, crea preoccupazioni e perplessità. Nonostante le rassicurazioni delle autorità sanitarie, i timori di una possibile epidemia di Ebola in Europa permangono. A bordo dei barconi che attraversano il canale di Sicilia, infatti, viaggiano immigranti provenienti da regioni dove ebola sta mietendo vittime, ovvero Guinea, Liberia e Congo.


Come è dunque possibile difendersi dall’eventuale epidemia che potrebbe diffondersi, con conseguenze catastrofiche, nelle nostre città? Già in Africa, in talune città, è stata adottata con successo la profilassi consistente nella quarantena. Individuati i focolai di Ebola si è dunque proceduto a mettere in sicurezza le aree e a isolare i soggetti colpiti prestando loro le dovute cure. Purtroppo il virus Ebola ha una percentuale di mortalità del 68% tra le persone colpite. Un dato importante e che spiega anche come potersi difendere dal virus: Ebola, in Africa, non è riuscito a diffondersi al di fuori dei villaggi in cui è scoppiata l’epidemia dove uccideva la maggior parte della popolazione. Dunque la prima regola da seguire è evitare il contatto diretto con persone che potrebbero essere contagiate: purtroppo i sintomi si manifestano sempre tardivamente.

Ebola se dovesse sbarcare nelle città dell’Europa potrebbe fare una strage. Vero è che in Europa abbiamo mezzi per fronteggiare l’eventuale diffusione e praticare l’isolamento dei soggetti colpiti ma, comunque, l’arrivo in una città popolosa e con rapidi collegamenti con l’esterno potrebbe essere catastrofica. Ricordiamo che l’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei. Dunque massima attenzione con i soggetti a rischio.

Parlando alla stampa sabato, il dottor Sakoba Keita, funzionario del ministero della salute che guida la lotta contro l’epidemia causata dal virus Ebola, ha detto che gli esperti della Guinea e internazionali hanno stabilito il numero dei casi confermati dopo lo svolgimento di test biologici sui casi sospetti registrati nella regione dell’Africa occidentale da gennaio ad aprile. “L’analisi biologica può essere ormai rapidamente effettuata”, ha detto Keita , aggiungendo che da ora in poi il ministero prenderà in considerazione solo i casi confermati.

Ci sono stati 15 morti su 36 casi sospetti nella capitale Conakry, mentre la città meridionale di Gueckedou ha visto 36 morti su 56 casi confermati. A Macenta, una città nel sud-est della Guinea, due persone sono morte con 13 sono i casi confermati. C’è stato anche un morto nella città meridionale di Kissidougou e nella città centrale di Dabola rispettivamente. In un aggiornamento dello stato dell’epidemia di Ebola pubblicato sul sito web dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sabato, lorganizzazione ha detto che a partire dal 17 aprile, il Ministero della Salute della Guinea ha riportato un totale di 203 casi clinici di Ebola, tra cui 129 decessi. “Ad oggi, 158 pazienti sono stati testati per l’infezione da ebolavirus e 109 casi sono stati confermati in laboratorio, tra cui 61 decessi”, ha detto l’OMS.

Scoperto nel 1976 in due focolai simultanei in Sudan e nella Repubblica democratica del Congo, il virus Ebola è stato chiamato così in quanto è stato scoperto proprio in un villaggio a ridosso del fiume Ebola, che attraversa la Repubblica Democratica del Congo. Non vi è ancora alcuna cura per la malattia letale causata dal virus Ebola, che ha un periodo di incubazione tra i due e i 21 giorni e prevede un tasso di mortalità fino al 90 per cento. L’OMS definisce la malattia da virus Ebola, precedentemente nota come febbre emorragica da Ebola, come “una grave malattia spesso fatale ” e “una delle malattie più virulente del mondo. (Redazione - 21 aprile 2014)


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Immigrazione, mezzo milione di disperati in fuga dall'africa, pronti ad invadere il continente
E con l'epidemia di Ebola, la mancanza di verifiche sanitarie terrorizza gli italiani prima ancora degli europei

ROMA (Italy) - “Secondo le nostre informazioni, in Nord Africa ci sono tra 300 e 600 mila persone in attesa di transitare nel Mediterraneo”. A dirlo è il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

“Si tratta di persone che molto spesso finiscono nelle mani di trafficanti di morte, trafficanti di esseri umani”, ha aggiunto Alfano, “noi ci batteremo perché l'Europa difenda le frontiere. Lo strumento c'è, si chiama Frontex, va potenziato. Se non si difende la frontiera non si risolve il problema degli sbarchi”. “In questo momento - ha detto ancora il ministro dell'Interno - oltre questo nostro mare ci sono migliaia di persone che ambiscono a venire e questa vicenda è l'epifenomeno dell'instabilità dei regimi politici e la grande forza di organizzazioni criminali e trafficanti di morte. Bisogna chiedersi se la Cooperazione internazionale sta funzionando”.


Nei primi tre mesi di quest’anno sono sbarcati sulle nostre coste 11 mila migranti, contro i 1.500 del primo trimestre 2013. Siamo comunque ben al di sotto della media europea: se l’anno scorso in Italia i richiedenti asilo sono stati 28 mila, in Svezia hanno raggiunto i 54 mila, in Francia i 65 mila. Comunque pochi in confronto ai 127 mila della Germania. E c’è da considerare, tra l’altro, che l’Italia, al contrario dei Paesi sopracitati, è terra di frontiera. Le cifre, quindi, non sono così drammatiche. Ai primi posti tra gli immigrati i siriani, martoriati da tre anni di guerra civile, poi somali ed eritrei, anche loro vittime di tensioni e conflitti interni, ma anche russi e afghani.

Prevedibili sono arrivate le repliche dalle opposizioni. Fratoianni (Sel) accusa Alfano “di fare campagna elettorale sul dramma dell'immigrazione”, Salvini (Lega) si chiede, a proposito della “geniale e costosa operazione Mare Nostrum”, se “i soldi delle tasse degli italiani non dovrebbero essere usati per difendere gli italiani?”, secondo Gasparri (Fi) “per scelte demagogiche rischiamo di versare tra pochissimo amare lacrime di coccodrillo”. Christopher Hein del Consiglio italiano per i rifugiati afferma: “Siamo seriamente preoccupati per le parole del ministro. Vogliamo capire meglio cosa significa ‘difesa delle frontiere’: vuol dire forse intercettare in mare le persone che si imbarcano verso le nostre coste e rimandarle indietro? Non vorremmo che questo fosse solo un modo per preparare il terreno alla chiusura dell’operazione Mare nostrum e riprendere una politica dei respingimenti. Quelle pronunciate ieri sono parole che creano solo allarmismo e fanno crescere nell’opinione pubblica la paura di un’invasione”.

E, in effetti, voci di corridoio riferiscono che diversi governi europei hanno fatto pressioni sull’Italia perché interrompa Mare nostrum – che fu voluto da Enrico Letta con il presidente della Commissione Ue Barroso dopo la strage del 3 ottobre al largo di Lampedusa e ha già salvato da morte certa 12 mila migranti –. Ecco perché Angelino Alfano starebbe cercando di mantenere alta la tensione su questo fronte, conscio che una coalizione di Stati membri contraria all’operazione sarebbe disastrosa per il controllo delle nostre coste.

Il titolare del Viminale ha poi avanzato una richiesta esplicita: “Chiediamo la modifica del trattato di Dublino perché l'Italia non può essere la prigione di chi arriva in Italia, ma vuole andare da un'altra parte”. Quel trattato stabilisce che l’immigrato nel territorio dell’Unione Europea può chiedere asilo politico solo nel primo Paese in cui mette piede. È evidente che questo meccanismo va a svantaggio sia degli Stati di frontiera (in particolare l’Italia) che non possono condividere l’onere dell’accoglienza sia degli stessi migranti che, come testimoniano le cifre suddette, preferiscono le mete nord europee ai Paesi mediterranei, che nella loro odissea sono solo una tappa di passaggio. (Gianmarco Rizzo - 11 aprile 2014 ore 21.00)


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Ebola, allarme sanità negli aeroporti di tutto il mondo. L'Africa colpita con 120 morti
Allarme negli aeroporti europei per l'epidemia di Ebola che ha colpito l'Africa
Non esiste cura, l’isolamento e l’attesa di una auto-guarigione sono le uniche armi disponibili

ROMA (Italy) – Sale a 118 il conto dei morti per Ebola nell’epidemia attualmente in corso in Africa. E scatta il codice rosso negli aeroporti europei. E’ la prima volta che accade da quando, 40 anni fa, questo virus ha fatto un triplo salto di specie e, dopo i pipistrelli che restano probabilissimi untori iniziali, anche se l’ipotesi bioterrorismo è stata ventilata e le scimmie, ha cominciato a uccidere l’uomo.

L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stavolta è allarmata sul serio. Il ceppo attualmente attivo in Guinea e in altri Paesi africani confinanti è più “cattivo” di quelli che hanno causato epidemie negli anni scorsi: da una letalità di sette su dieci colpiti, si è passati a nove su dieci.Ebola è malattia acuta, ma può essere controllata. Sappiamo come interrompere i contagi, anche se non esistono vaccini o farmaci contro il virus.


Non esiste cura, l’isolamento e l’attesa di una auto-guarigione sono le uniche armi disponibili. L’attuale esplosione di focolai in Guinea e Liberia è tra le più difficili mai affrontate e potrebbe proseguire ancora per 3-4 mesi. L’epidemia in Guinea, inoltre, sta generando per la prima volta il timore che il virus possa varcare i confini continentali e avviare il suo diffondersi anche in Europa. In circa 40 anni dalla sua scoperta, contagi circoscritti a piccoli focolai in Africa centrale hanno colpito, complessivamente, un migliaio di persone in aree rurali. La novità, estremamente negativa, è il suo arrivo nelle città. In grandi e popolose metropoli, come la capitale della Guinea e altri centri abitati di Sierra Leone, Liberia, Senegal. Dove è difficile isolare gli infettati e dove il virus può espandersi a macchia d’olio. Così il numero dei possibili contagi sale in modo esponenziale: milioni le persone a rischio.

L’Oms e tante organizzazioni sanitarie, in particolare Medici senza frontiere(Msf), stanno confluendo nella zona interessata e ospedali di isolamento sono in avanzata fase di costruzione. Il codice rosso è scattato negli aeroporti europei di Parigi, Bruxelles, Madrid, Francoforte e Lisbona, principali scali dei voli provenienti dall’Africa. Alcune compagnie aeree chiedono un certificato sanitario redatto da un medico del posto prima di consentire ai passeggeri africani di salire a bordo di qualsiasi velivolo in partenza per l’Europa. Anche se l’Oms continua a non raccomandare restrizioni ai viaggi o al commercio, il codice rosso riguarda i controlli sanitari sui viaggiatori provenienti dai Paesi dove l’epidemia è in atto.

il contatto diretto con persone e animali infetti e tramite sangue, urine, latte materno. Dopo un periodo d’incubazione che va dai 2 ai 21 giorni, il virus causa una febbre violenta, mal di testa, dolori muscolari, congiuntivite e fiacchezza generale, sintomi che molto spesso fanno pensare alla malaria e fanno iniziare il trattamento col chinino. In un secondo momento, il paziente ha vomito, diarrea e talvolta rash cutaneo. Il virus si diffonde nel sangue causando problemi di coagulazione ed emorragie gravissime. Familiari e operatori sanitari che curano i pazienti sono a elevato rischio di contrarre l’infezione. Ebola è malattia acuta, ma può essere controllata. Si sa come interrompere i contagi, anche se non esistono vaccini o farmaci contro il virus.

United Nations World Health Organization - Two patients were released from the Ebola isolation ward at Donka national teaching hospital in Guinea on 3 April, having spent 7 days in the isolation ward after testing positive for Ebola virus. Free of symptoms for 3 days and testing negative for Ebola, they were allowed to re-join their family and friends. This shows that Ebola is not always fatal. Good, early supportive care such as hydration, nutrition and appropriate medication makes a positive difference.The Ministry of Health of Guinea has notified WHO of a rapidly evolving outbreak of Ebola virus disease (EVD) in forested areas of south-eastern Guinea. EVD in humans has a case fatality rate of up to 90%. In the absence of effective treatment, raising awareness of the risk factors for Ebola infection and the protective measures individuals can take is the only way to reduce human infection and death. WHO has brought in 3.5 tons of protective material to Guinea to support the Ministry of Health’s response to an outbreak of EVD. (Redazione - 9 aprile 2014 ore 12.00)


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