Affermazioni
che arrivano proprio nel giorno in cui emergono
nuovi particolari sulla lunga notte dell’orrore
che parte proprio da Pesaro. È il 25
agosto. I quattro amici, Guerlin Butungu,
20 anni (FOTO), congolese, il leader del gruppo,
è insieme a tre minorenni, due fratelli
marocchini di 17 e 15 anni non ancora compiuti
e di un nigeriano di 16. I tre minorenni sono
tutti nati in Italia, solo il maggiorenne
è un richiedente asilo. La destinazione
dei quattro è Rimini. Cercano divertimento,
ma non quello sano. Hanno voglia di emozioni
forti, di sballo e di violenza. Arrivati alla
stazione di Rimini, scendono.
La prima tappa è
la zona del porto, il cuore della movida riminese.
È l’una di notte. I quattro bevono,
fumano, poi si spostano sulla spiaggia. Camminano
fino al bagno 20. È lì che il
branco incontra la prima preda, una coppia
di giovani turisti di Bologna, 19 e 20 anni.
Lo schema è collaudato, uno si avvicina
con tono amichevole e poi sbucano fuori gli
altri tre. Gli portano via soldi e telefonino,
quello stesso telefonino che la Polizia trova
a Butungu al momento dell’arresto. «Sembravano
furie», diranno gli assaliti. Adesso
la Procura mostrerà ai due turisti
bolognesi, che avevano subito fatto denuncia
parlando di quattro aggressori di cui uno
di colore, le foto della gang per l’identificazione
ufficiale. I bolognesi potrebbero essere state
le prime due vittime di quella notte di terrore.
Un’altra rapina aggravata che verrebbe
contestata al gruppo, Butungu su tutti. Ma
quella notte tra il 25 e il 26 è lunga.
I quattro sono euforici, il primo colpo è
andato a segno. Butungu, come avrebbero raccontato
i tre minorenni, avrebbe avuto voglia di ‘altro’.
Camminando arrivano fino al bagno 130. Sono
le tre. Sulla battigia, seduti su un asciugamano,
ci sono due giovani polacchi. Non sanno ancora
che quell’incontro cambierà per
sempre la loro esistenza. «Where are
you from?», è la prima domanda
amichevole che il branco rivolge loro. Ma
è tutto studiato. Uno aggredisce a
calci e pugni il polacco, tenendolo poi con
il volto sulla sabbia. Per la ragazza è
l’inizio di un calvario lungo un’ora.
Un’ora di stupri ripetuti.
A ritrovare i due polacchi
è una giovane prostituta romena che
lancia l’allarme. Il branco si sposta.
Sono le 3,57 quando le telecamere riprendono
i quattro, con i loro berretti, le felpe,
le sneakers firmate, mentre escono dal bagno
130 verso la Statale. E lì, la brutalità
dei quattro si scatena ancora. Stavolta la
vittima è una trans peruviana che viene
picchiata, rapinata e stuprata anche lei da
tutti. Ma sarà proprio lei, con la
sua descrizione minuziosa, a incastrarli.